Ogni tanto vale la pena di sparare sulla croce rossa

lo si fa quando non ha la croce e non è rossa

La notizia detta in due parole è la seguente: l'attentato a Belpietro il 1° ottobre 2010, come sospettarono in molti, non c'è stato.

I dubbi ci furono da subito anche per i precedenti dell'uomo della scorta non nuovo a millantare per far carriera. Adesso arriva la conclusione.

La procura di Milano (magistrato Pomarici non uno del KGB) ha chiesto l'archiviazione. Secondo i magistrati l'uomo visto dal caposcorta potrebbe essere stato un ladro o un rapinatore e non esisteva un «preordinato piano di attentare alla vita di Belpietro».

Qui sopra vedete il titolo di LIbero del 2 ottobre 2010. Quel giorno venne lanciata una campagna di stampa di tipo allarmistico. Ecco un paio di esempi del primo giorno.

il comitato di redazione

Quanto successo sembra piuttosto il frutto maturo di una ideologia di violenza e di odio che mette nel mirino chiunque provi a distaccarsi da un’idea dominante e precostituita di verità e giustizia. Da troppo tempo nel nostro Paese si alimentano processi pubblici nelle piazze e in televisione ai danni di chi non rappresenta quella che sempre più appare come la “casta dei giusti”: da una parte i politici del popolo, dall’altra i cattivi; da una parte i sindacalisti democratici, dall’altra quelli asserviti; da una parte i giornalisti impegnati, dall’altra quelli prezzolati. Uno schema facile e violento i cui risultati, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti e dei quali anche i giornalisti di Libero, come molti altri colleghi, pagano e hanno pagato il prezzo.

Il Cdr di Libero, perciò, esprime la sua solidarietà e la più affettuosa vicinanza a Maurizio Belpietro e si augura che questo ennesimo episodio serva almeno a risvegliare in tutti quel senso di responsabilità ed equilibrio strangolato da un odio politico che ricorda, tragicamente, altre epoche non troppo lontane.

Non ci faremo intimidire

di GianLuigi Nuzzi

Era già accaduto qualcosa anni fa quando delle auto sospette seguirono Maurizio che stava andando al mare, è ricapitato anche a Milano quando il direttore venne protetto e portato via da un ristorante visto che fuori c’erano individui su un furgone rubato che facevano presagire il peggio. Il peggio è arrivato oggi e quel travestimento, quella divisa da finanziere indossata dall’assalitore ci riporta indietro negli anni quando le Brigate Rosse si facevano aprire le porte e gambizzavano gli inermi, i nemici del popolo con il trucco di una divisa di un “servo dello Stato”.  Allora come oggi c’è stata una progressione geometrica dell’intolleranza, l’insulto è scivolato nella contestazione aperta, si impediva agli “avversari politici” di parlare, di esprimersi, prima con le parole, poi con le urla, ancora con gli Hazet 36, le chiavi inglesi che aprivano le teste, e infine con le pallottole.

Dalla contestazione in piazza Duomo a Silvio Berlusconi, quando un pazzo sfregiò il volto del premier, ad oggi è passato troppo poco tempo per non mettere insieme tutti gli episodi, come il fumogeno sparato a Torino contro il sindacalista Raffaele Bonanni, l’assedio a Marcello Dell’Utri a Como e ancora mille violenze che si legano a queste contestazioni nel linguaggio violento di certi giornali, di certi politici. L’odio determina solo odio e porta alla violenza. Belpietro è un obiettivo immediato, significativo, simbolico. Ma stavolta c’è un salto di qualità non indifferente che proprio noi su queste colonne avevamo previsto, preoccupati.
Stavolta quella dannata divisa falsa fa pensare a qualcosa di organizzato, studiato per sorprendere e utilizzare l’effetto per portare a fine la missione.  Che questa fosse una missione di sangue pare ovvio. Chi abbia armato la mano, chi abbia studiato le mosse e quale fosse davvero l’obiettivo è ancora presto per dirlo. Di certo ogni gesto, soprattutto gesti come questi hanno dei mandanti morali, c’è chi arma la mente che fa muovere il braccio. Il dileggio e l’insulto sono ormai un’anticamera superata da tempo come l’aggressione verbale, l’intimidazione e l’intolleranza di prima.

Adesso si passa ai fatti per un esordio di autunno che non si vedeva da tanti, davvero tanti anni. Ma chi fa il proprio mestiere, crede nelle proprie idee trova in questa follia un motivo anzi il motivo per continuare con il proprio lavoro di informare senza conformismo, senza fare il gioco di chi voglie toglierci la voce e forse, dobbiamo tutti rendercene conto, anche qualcosa d’altro di altrettanto prezioso. La vita.


Mi è già capitato di osservare quanto un certo tipo di giornalismo sguaiato rischi di toppare. Questa volta hanno fatto tutto da soli e spiace che il pezzo qui sopra fosse firmato da un giornalista acuto come GianLuigi Nuzzi. Prendete la prima pagina di oggi:

  • occhiello: arrestato Ferrigno
  • Titolo a piena pagina: pornoprefetto anti Silvio
  • caricatura della Marcegalia: Emma senza aiutini e presto senza posto

Secondo voi ho sparato sulla Croce Rossa o su quelli del metodo Boffo?

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Informazioni su Claudio Cereda

nato a Villasanta (MB)il 8/10/1946 | Monza ITIS Hensemberger luglio 1965 diploma perito elettrotecnico | Milano - Università Studi luglio 1970 laurea in fisica | Sesto San Giovanni ITIS 1971 primo incarico di insegnamento | 1974/1976 Quotidiano dei Lavoratori | Roma - Ordine dei Giornalisti ottobre 1976 esame giornalista professionista | 1977-1987 docente matematica e fisica nei licei | 1982-1992 lavoro nel terziario avanzato (informatica per la P.A.) | 1992-2008 docente di matematica e fisica nei licei (classico e poi scientifico PNI) | Milano - USR 2004-2007 concorso a Dirigente Scolastico | Dal 2008 Dirigente Scolastico ITIS Hensemberger Monza | Dal 2011 Dirigente Scolastico ITS S. Bandini Siena | Dal 1° settembre 2012 in pensione | Da allora si occupa di ambiente e sentieristica a Monticiano e ... continua a scrivere
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