monziadi della legalità

C'erano un bel po' di scuole medie e superiori; 5 km nel Parco e poi il concerto, una rappesentazione teatrale, i discorsi, le premiazioni.

Ho preparato un intervento scritto contro le mie abitudini perché volevo mandare un messaggio positivo alla scuola senza dimenticare nulla e senza correre il rischio di polemiche o fraintendimenti.

Ne ho agliato metà perché non bisogna essere troppo pallosi. Pubblico qui il testo completo.


A parlare di legalità nella società e di legalità nella scuola si corre il rischio di essere un po’ retorici.

Cosa c’entra la scuola con progetti di legalità? Lo scopo della scuola non è quello di insegnare? Chi fa queste domande, di solito ha in mente le tabelline  e, se ragiona di storia, ha solo in mente una idea della storia come insieme di fatti da raccontare od occultare a seconda delle convenienze.

Per nostra fortuna gli ordinamenti scolastici stanno cambiando in Europa e in Italia e si parla di obiettivi di cittadinanza come premessa ad ogni discorso sulla scuola.

Prima di affermare le competenze che deve avere un perito o uno studente di liceo si affermano le cose che riguardano tutti, in Italia e in Europa: la costruzione del sé, le relazioni con gli altri (i compagni e i professori), la interazione con gli altri e con il mondo.

Gli obiettivi di cittadinanza mi spaventano ogni volta che li leggo: sono molto alti e ho sempre l’impressione di inadeguatezza: ce la faremo? Sarò all’altezza?

Imparare ad imparare

E’ una frase che sento da quando ero ragazzo, ma guardate che è vera. In un mondo in cui tutto cambia a velocità galattiche; l’informatica io la conosco da quando ero studente di fisica e si chiamava cibernetica (era il 1969): stampavamo i dati da satellite in fortran disegnando i diagrammi come tante serie di x e i programmi stavano su schede perforate con una istruzione su ogni scheda; non esistevano gli hard disk e i dati stavano su nastri magnetici ad accesso sequenziale; il centro di calcolo occupava 2 appartamenti e aveva la potenza del Commodore 64 … e adesso abbiamo i tablet (telefonino, PC, giochi, posta, navigatore, informazione distribuita, social network e persino l’accelerometro con cui la visione segue l’orientazione del tablet).

Pensate cosa è cambiato in tecnologia e nel modo di pensare, progettare ed usare queste cose. Imparare ad imparare, a scuola e nella vita.

Progettare, elaborare e realizzare progetti

Si passa dalla scuola dell’insegnamento a quella dell’apprendimento, utilizzare le conoscenze apprese per stabilire obiettivi significativi e realistici e le relative priorità, valutando i vincoli e le possibilità esistenti, definendo strategie di azione e verificando i risultati raggiunti.

Anche per questo ci sono state le prove Invalsi; rompere le barriere tra le materie; partire dal risultato che si vuole ottenere e progettare il sapere.

Comunicare

Bisogna imparare a scrivere, a parlare e ad usare la multimedialità. La scuola è pronta? Forse no, così come non sono pronti quei giovani che stanno distruggendo la lingua (non solo il congiuntivo). Ribellatevi alle mode che distruggono la comunicazione complessa e pensata.

Nell’era della informazione siamo bombardati da messaggi che usano strumenti di tanti tipi; la scuola non si può più fare solo con gesso, libro e lavagna. Sappiamo decodificare i messaggi?

Cosa ci dice Ikea quando lancia uno slogan come siamo aperti a tutte le famiglie con sullo sfondo una coppia gay? Bisogna saper rappresentare eventi, fenomeni, principi, concetti, norme, procedure, atteggiamenti, stati d’animo, emozioni. Attenzione: non solo eventi, fenomeni, …ma anche atteggiamenti e stati d’animo.

Collaborare e partecipare

Dicono gli obiettivi di cittadinanza: interagire in gruppo, comprendendo i diversi punti di vista, valorizzando le proprie e le altrui capacità, gestendo la conflittualità, contribuendo all’apprendimento comune ed alla realizzazione delle attività collettive, nel riconoscimento dei diritti fondamentali degli altri.

Queste sono alcune delle competenze che ci chiedono le aziende e lo fanno sottolineando che i nostri studenti sono poco coraggiosi e poco capaci di lavorare in team.

Sentite cosa scriveva in proposito Einstein nel 1936 (75 anni fa).

A volte si vede nella scuola semplicemente lo strumento per tramandare una certa quantità massima di conoscenza alla generazione che sta formandosi. Ma questo non è esatto.

La conoscenza è cosa morta; la scuola, invece, serve a vivere. Essa dovrebbe sviluppare nei giovani quelle qualità e quelle capacità che rappresentano un valore per il benessere della comunità.

Ma ciò non significa che l’individualità debba essere distrutta e che l’individuo debba diventare un semplice strumento della comunità, come un’ape o una formica. Una comunità di individui tutti eguali, senza originalità e senza mete personali sarebbe una povera comunità senza possibilità di sviluppo. Al contrario, l’obiettivo deve essere l’educazione di individui che agiscono e pensino indipendentemente, i quali, tuttavia, vedano nel servizio della comunità il loro più alto problema di vita.

Vogliamo darceli questi obiettivi e mi sto rivolgendo agli studenti, ai genitori ed ai docenti. A ognuno di loro spetta qualcosa di quello che diceva Einstein.

Agire in modo autonomo e responsabile

Sapersi inserire in modo attivo e consapevole nella vita sociale e far valere al suo interno i propri diritti e bisogni riconoscendo al contempo quelli altrui, le opportunità comuni, i limiti, le regole, le responsabilità.

Non so se lo sapete ma recentemente, in occasione di un fatto grave di alcolismo tra minori che ha rischiato di mandare all’altro mondo uno dei nostri studenti, non sono riuscito a sapere il nome di quell’eroe che aveva avuto il coraggio di chiamare il 118 perché l’atteggiamento prevalente, dopo aver trasgredito, è non voglio avere casini.

Diritti, bisogni, limiti, regole, responsabilità: sono compiti primari di ogni scuola. Il contrario di chi imita il più scapestrato, il contrario di chi dice io non faccio la spia, il contrario di chi istiga il compagno più debole e lo suborna (parola difficile?)

Scrive ancora Einstein: Il desiderio di essere approvati e stimati è un motivo sano; ma il desiderio di essere stimati migliori, più forti o più intelligenti del proprio collega o del proprio compagno conduce facilmente a un adattamento psicologico eccessivamente egoistico, che può diventare dannoso per l’individuo e per la comunità.

Perciò la scuola e l’insegnante devono guardarsi dall’impiegare la facile soluzione consistente nel provocare l’ambizione individuale, al fine di indurre gli allievi a un lavoro diligente.

Risolvere problemi

Affrontare situazioni problematiche costruendo e verificando ipotesi, individuando le fonti e le risorse adeguate, raccogliendo e valutando i dati, proponendo soluzioni

Capito che i problemi non sono i compiti di matematica o l’esercitazione alle prove scritte di tipo tecnico scientifico?

Sapete come si intitola l’ultimo libro di Sir Karl Raymond Popper uscito postumo nel 1994? Tutta la vita è risolvere problemi. Leggetelo si parla di pace, di democrazia, di libertà, di scienza e sostengono cose come questa.

Perché a noi illuministi importa così tanto la semplicità del linguaggio? Per la ragione che il vero illuminista, il vero razionalista non vuole persuadere nessuno. Sì, in effetti, non vuole convincere; rimane costantemente consapevole che egli può sbagliarsi. Ma, sopra ad ogni altra cosa ha una troppo alta considerazione della autonomia, della indipendenza spirituale dell’altro per volerlo convincere sulle cose importanti. Molto più volentieri vuole suscitare obiezioni, e nel miglior modo possibile una critica ragionevole e disciplinata. Non vuole convincere, vuole piuttosto scuotere, provocare la libera formazione di opinioni. La libera formazione di opinioni è per lui preziosa, preziosa non solo perché tutti noi possiamo arrivare più vicino alla verità per mezzo della libera formazione di opinioni. L’apprezza anche quando considera assolutamente sbagliata l’opinione che viene fuori dalla discussione.

Si fa tardi: gli altri obiettivi mi limito a citarli; sono Individuare collegamenti e relazioni, acquisire ed interpretare criticamente l’informazione ricevuta valutandone l’attendibilità e l’utilità, distinguendo fatti e opinioni.

Pensate come sarebbe bella e legale una società fatta di cittadini usciti da una scuola che li ha educati a questi obiettivi.

Dice ancora Einstein: Le personalità non vengono formate da ciò che sentono o vedono, ma dal lavoro e dall’attività. Lo stesso lavoro può essere motivato dalla paura e dalla costrizione, dal desiderio ambizioso di autorità o di distinzione, oppure da un amorevole interesse per l’oggetto e dal desiderio di verità e di comprensione, e così pure da quella divina curiosità che ogni bambino sano possiede, ma che tanto spesso viene precocemente soffocata.

Date all’insegnate il minore numero possibile di mezzi coercitivi, così che l’unica fonte di rispetto da parte dell’allievo sia costituita dalle qualità umane e intellettuali dell’insegnante stesso.

Perciò ci si dovrebbe guardare dal predicare ai giovani il successo, inteso nel senso comune, come uno scopo della vita. Infatti un uomo di successo è quello che riceve una grande quantità di cose dai suoi simili, in genere incomparabilmente più di quanto corrisponda al servizio da lui prestato. Il valore di un uomo, tuttavia, dovrebbe essere posto in ciò che egli dà e non in ciò che egli può ricevere.
Nel nostro piccolo noi ci proviamo e siamo orgogliosi di fare questo lavoro.

Buona giornata a tutti, viva la scuola pubblica statale e paritaria, viva il Parlamento della Legalità

Info su Claudio Cereda

nato a Villasanta (MB)il 8/10/1946 | Monza ITIS Hensemberger luglio 1965 diploma perito elettrotecnico | Milano - Università Studi luglio 1970 laurea in fisica | Sesto San Giovanni ITIS 1971 primo incarico di insegnamento | 1974/1976 Quotidiano dei Lavoratori | Roma - Ordine dei Giornalisti ottobre 1976 esame giornalista professionista | 1977-1987 docente matematica e fisica nei licei | 1982-1992 lavoro nel terziario avanzato (informatica per la P.A.) | 1992-2008 docente di matematica e fisica nei licei (classico e poi scientifico PNI) | Milano - USR 2004-2007 concorso a Dirigente Scolastico | Dal 2008 Dirigente Scolastico ITIS Hensemberger Monza | Dal 2011 Dirigente Scolastico ITS S. Bandini Siena | Dal 1° settembre 2012 in pensione | Da allora si occupa di ambiente e sentieristica a Monticiano e ... continua a scrivere
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