1964-1965: il diploma e 15 giorni di sospensione

Cosa dire della quinta? Non ci fu più matematica e al suo posto subentrarono due ore di diritto tenute da un generale in pensione. Poche cose ma che servirono a farmi rispettare la precisione delle scienze giuridiche e a darmi le coordinate generali del diritto privato e di quello pubblico.

Tra Elettrotecnica e Misure Elettriche facevamo un sacco di ore, ma mi pesavano quelle di Italiano e il libro di letteratura di tal Carmelo Cappuccio (rilegato in  cartone telato azzurro chiaro). A differenza di Vegezzi che allargava ed apriva, il professor Vencia sembrava nato per chiudere e per trasformare la cultura in noia. Ripetere il libro, ripetere il libro. Storia ce la faceva studiare …

Non eravamo certamente informati sulla grande cultura europea; nessuno ce la presentava ma dovevamo far finta di conoscerla, sapere quello che c'era scritto sul Cappuccio, niente di più niente di meno. Mi viene in mente una interrogazione di Beniamino Parolini, un compagno diligente che veniva da Bellusco. Stava parlando del pessimismo leopardiano e ad un certo punto citò scopenoer in base all'antico adagio si legge come si scrive e sul Cappuccio, senza spiegare chi fosse se non che si trattava di un filosofo tedesco, c'era scritto Schopenhauer. Ci fu qualche sghignazzo, qualche risolino trattenuto. Cosa ne sapevamo noi?

Nel corso della quinta ci furono per me due novità importanti:

  • Mi ero messo in banco con Alberto Sala di Cavenago e ogni tanto si studiava insieme spostandosi in bici o in Lambretta. Dopo l'Itis non ci siamo più visti ma lui fece Economia all'Università e finì per ricoprire incarichi amministrativi importanti alla Telettra di Vimercate (ne ebbi notizia dal padre di una alunna, ingegnere in Telettra, quando insegnavo al Frisi). Era uno tranquillo e riservato; mi piaceva per quello
  • Cominciava a girare qualche soldino frutto delle lezioni private e così, ogni tanto, invece di tornare a Villasanta tra le ore della mattina e quelle del pomeriggio, facevo pranzo in pizzeria: dal Albio all'angolo di via Cavallotti con via Gottardo, o al Cigno Blù (a quello con via Volturno). Il Cigno blù era un po' più caro ed aveva il forno a legna mentre da Albio si mangiava una pizza cotta nel forno elettrico in apposite teglie circolari. Ci piacevano entrambe.

Il 22 febbraio del 65 era un lunedì e nelle prime due ore del pomeriggio avevamo Disegno con l'ingegner Attilio Bergamo. L'ingegner Bergamo (docente di Disegno e Impianti), come il suo collega Galasso con cui facevamo Costruzioni Elettromeccaniche, era uno di quegli ingegneri di passaggio a scuola, in attesa di una assunzione presso l'industria (cosa che è poi regolarmente avvenuta).

Le due materie in sè non erano entusiasmanti avendo una trattazione prevalentemente manualistica (si imparava di più studiando direttamente sui libri, il Tiberio e il Coppi). Di più, mancava a questi docenti la capacità di trasmettere passione e noi ci adeguavamo facendo il nostro dovere: un po' di studio, le tavole, la realizzazione di avvolgimenti per motori e trasformatori in laboratorio. Se si trattava di dare un peso relativo davamo 4 ad elettrotecnica, 2 a misure e 1 (o anche meno) a impianti e costruzioni.

Disegno si faceva in un'aula speciale grande con i tavoli reclinabili e, sotto il banco, incastrate con con una guida a scorrimento, delle tavolette in legno morbido originariamente pensate per fissare i fogli da disegno con le puntine e che, nella migliore tradizione di un ITIS, erano ormai inservibili e affrescate nello stile del lupanare di Pompei. Ricordo un enorme fallo tricolore inciso a biro. La scuola aveva solo 3 anni ma la frequentazione di generazioni di studenti, che affilavano le mine con la carta vetrata, aveva fatto sì che sulle pareti lavabili e gremolate si depositasse un leggero strato di grafite. Per evitare di sporcare i fogli con le gomme grasse, avevamo preso l'abitudine di pulirle strofinandole sul muro. Fu così che scoprimmo che, insieme alla gomma, si puliva anche la parete e dunque, volendo, si potevano realizzare delle scritte.

Avete presente le battute di Amici Miei sul carattere folgorante dell'idea, quella in cui i protagonisti, alla ricerca del bagno scoprono il vasino di un bimbo di un anno  e decidono di farla lì, quella grossa, per far spaventare la madre …. Senza attendere Monicelli, anche a noi venne l'idea di fare uno scherzo benevolo all'ingegner Bergamo (eravamo almeno una decina). Avevamo l'impressione che gli piacesse una delle segretarie e così realizzammo sulla parete di fondo una scritta a caratteri cubitali che diceva pressapoco: "l'ingegner Bergamo ama XXX", il nome e cognome della fanciulla. La scritta, come vedremo, è stato importante e, a meno che qualcun altro, a mia insaputa, abbia fatto altro, questo fu il tutto. Durante le ore di disegno ci annoiavamo e facevamo cose che avremmo potuto tranquillamente a casa. Il docente era come non averlo e si trattava di riprodurre, con precisione e correttezza, schemi elettrici.

Meno di un mese prima era stato destituito per una questione di gestione amministrativa allegra il preside De Majo. In giro non se ne sapeva nulla: gli studenti non erano stati avvertiti, i docenti non lo so, ma il registro dei verbali ha un verbale del 25 gennaio con il Consiglio di Amministrazione presieduto da De Majo e poi quello del 26 febbraio (consiglio di Presidenza e Consiglio dei professori) dedicato alla mia sospensione. Dunque neanche i docenti sapevano molto. Tra i due verbali non c'è nulla perché, negli anni 60, la trasparenza non era dominante, men che meno a Monza.

Verbalizzava l'immancabile (e amata) professoressa di Scienze Anita Pasini, con una scrittura assolutamente uguale a quella della mia mamma che si chiamava Anita come lei. Fatto sta che la seduta del 26 febbraio, in cui mi beccai 15 giorni di sospensione, era presieduta dal professor Strobino, preside del Mosè Bianchi, che reggeva temporaneamente l'Hensemberger (anche questo non lo sapevamo). La scuola era più che mai nelle mani del vicepreside professor Migliorini.

Torniamo a quel pomeriggio. Verso le 16 uscimmo dall'aula di disegno e tornammo in classe e poco dopo arrivò l'ingegner Bergamo incazzato come una biscia, seguito a ruota dal professor Migliorini. Era successo che quelli di quarta, andati a fare disegno dopo di noi, avevano scoperto la scritta e, probabilmente schiamazzando, avevano richiamato l'attenzione dell'ingegner Bergamo. L'interazione fu molto rapida e avvenne con Migliorini:

"Chi è stato? Se non salta fuori chi è stato, sospendo tutta la classe". Io era tra quelli che lo avevano fatto e così alzai la manina. Ero abituato ad assumermi le responsabilità e sono rimasto così. Nel 2008/2009, da Preside dell'Hensemberger ho dovuto gestire una questione molto più grave con offese vere e gravi a docenti, con subornazione di un compagno, con telefonate anonime, con discredito pesante della scuola verso l'esterno, e quello che mi colpì, e su cui fui inflessibile, era l'atteggiamento omertoso, la versione addomesticata e concordata, l'io non ho visto, anche di fronte a riscontri oggettivi. Il tutto mi è costato una settimana di lavoro, ma ne sono venuto a capo.

Ero tranquillo, al di là del tono aggressivo era stata una ragazzata, per di più fatta in gruppo. Mi aspettavo di vedersi alzare almeno un'altra decina di manine e invece si fece avanti solo Luigi Beretta di Missaglia. Migliorini ripetè l'invito a farsi avanti e, visto che non accadeva nulla, disse a noi due: prendete le vostre cose e andatevene che voi qui dentro non ci mettete più piede. Ero spaventato e non so bene (non lo ricordo) come mi presentai a casa, ma ovviamente raccontai l'accaduto.

Nei giorni successivi si recarono a scuola i miei genitori e ci fu un bel via vai di comunicazioni con l'ingegner Bellini e con il professor Truci (un fisico che ci faceva un corso libero di Elettronica), con cui avevamo rapporti molto amichevoli e che chimavamo lo zio Mario. La notizia era che rischiavamo grosso perché si ipotizzava di applicare il Regio Decreto fascista del 4 maggio 1925 ancora in vigore e abrogato solo con la gestione Berlinguer, anche se non più applicato dopo il 68.

Avremmo potuto rischiare l'espulsione da tutte le scuole del regno per tre anni in caso si fosse stabilito che si trattava di offese alla morale, oltraggio all'Istituto o al Corpo Insegnate. Poi il giovedì si tenne la riunione congiunta dei docenti della classe e del Consiglio di Presidenza e la cosa venne derubricata nella meno grave offesa al decoro personale; così arrivò la sospensione per 15 giorni di cui 3 già scontati.

In quei 15 giorni mi fu vicina la mia attuale moglie che, allora, flirtava con un suo compagno di classe del Mosè Bianchi (ma passò il suo tempo con me) e nelle due settimane girellai vicino a scuola. Ci furono però due conseguenze: la prima è che non partecipai alla visita alla centrale idroelettrica di Santa Massenza in provincia di Trento (uscita con pernottamento, l'unica); la seconda fu più rilevante e riguardò l'esito dell'anno.

Al rientro a scuola tutto proseguì in maniera normale ma, alla fine, la commissione d'esame degli esami di stato (così mi fu detto allora in maniera informale) non fu indulgente nei miei confronti e, nonostante un esame molto positivo su tutta la linea (tranne per la prova scritta di Italiano), mi fece perdere la media del 7 e con essa la borsa di studio. Fu così che dovetti intavolare una bella trattativa in famiglia per potermi iscrivere a Fisica con interventi a mio favore sia dell'ingegner Bellini sia del professor Truci.. La promessa fu la seguente: mi manterrò all'università senza chiedervi una lira (e venne mantenuta).

Nel corso della quinta si erano incrementate le letture di saggi di storia contemporanea e anche di qualche scritto di filosofia. Fisica mi attirava molto, ma avrei fatto un pensierino a filosofia se non ci fosse stata la impossibilità di iscriversi. Tutto sommato è stato meglio così: una laurea tosta e che apre la mente e la possibilità di occuparmi comunque di filosofia. Come è regolarmente avvenuto. Quando parlo di orientamento e di scelte definitive dico sempre: fate quello che vi piace, ma applicate il principio di realtà.

Con i compagni di allora non ci furono recriminazioni e, tranne per un paio di persone, ho anche dimenticato chi fossero gli altri partecipanti. Io ho fatto il signore e loro anche. Mi è rimasta l'amarezza per essere stato lasciato solo in un contesto in cui l'esplicitazione della verità avrebbe determinato un depotenziamento delle mancanze e degli addebiti. Mi è spiaciuto per il povero Beretta, meno bravo a scuola, che all'esame è stato rimandato alla sessione di ottobre in storia.

La preparazione all'esame, da metà giugno a metà luglio, la feci nella Molazza dei mulini del Taboga ad Arcore, da cui veniva mia madre e quella stanza, recentemente venduta e ora ristrutturata, ospitò me e il mio compagno Sem Cavalletti per un mese; unico svago, le mie cugine con cui si facevano quattro chiacchiere e la visione di "agente 007 dalla Russia con amore" che ho rivisto recentemente in TV.

Nel 2008 sono tornato all'Hensemberger a fare il Dirigente Scolastico e sono andato a verificare le carte che riguardavano la mia vicenda. Il quadro che ne è emerso è molto interessante: c'è un bel verbale di 6 pagine (di cui ho estratto copia) da cui emerge una ricostruzione dei fatti ad usum delphini: altro che statuto delle studentesse e degli studenti. Oggi l'intero procedimento sarebbe dichiarato nullo per una serie di illegittimità:

  • Il fatto non è circostanziato: la scritta era stata fatta cancellare dal professor Bergamo perché troppo allusiva e i docenti vanno a vedere altre scritte (non è chiaro quali e cosa dicano, salvo che si tratterebbe di cose volgari; penso ci si riferisca alle tavolette da disegno cui ho già accennato).
  • I due interessati non vengono ascoltati; si riferisce e si discute molto sul fatto che essi affermano il coinvolgimento di altri, ma non vengono svolte indagini e non ci si chiede come due persone, in meno di due ore, abbiano potuto affrescare una intera parete e le tavolette di molti banchi. Comunque i docenti, con la esclusione di Bergamo, sono assolutamente certi che si sia trattato di una azione collettiva, ma non hanno gli strumenti per venirne a capo e così ci trattano, con benevolenza.
  • non ci si chiede cosa stesse facendo il professor Bergamo e come sia possibile che non si sia accorto di nulla, anzi, il verbale è bellissmo nel circostanziare la versione del professor Bergamo. Riferisce che egli faceva regolarmente lezione nella V elettrotecnici avvicinandosi, come di consueto avviene durante le esercitazioni pratiche, ora a questo ora a quel gruppo di studenti, senza la aplicazione di quel controllo generale della classe che è invece possibile durante le lezioni teoriche. Uscita la classe, gli alunni entrati per l'esercitazione seguente, lo ponevano nella condizione di accorgersi delle scritte in discorso … Subito egli raggiungeva la VB cui minacciava gravi sanzioni se entro pochi secondi non fossero risultati i nomi dei colpevoli.

Il consiglio dei docenti fa una scelta di compromesso propende per l'offesa al decoro personale e  non per il più grave offese alla morale, oltraggio all'istituto o al corpo insegnante, ma nel dibattito emergono sfumature interessanti:

  • L'ingegner Bellini afferma che già l'aula di per sè ha favorito il crearsi di una data atmosfera; egli è sicuro che vi siano altri colpevoli e che, quanto ai due giovani, egli sa che sono a posto, particolarmente Cereda sulla cui probità non ha dubbi.
  • Il generale (!!!), professor Mandelli (diritto), sostiene che la cosa può essere vista come un exploit volgare di chi esprime una ammirazione così come può accadere in determinati ambienti e magari a causa di una certa educazione famigliare
  • Il professor Vencia ha posto l'attenzione sulla necessità che i nomi degli insegnanti vengano rispettati; per una questione di costume cui i giovani devono adeguarsi; tanto più che nella vita possono incorrere in gravi sanzioni se non imparano a controllarsi. Così particolarmente deve fare Cereda, che è un ragazzo geniale, ma impulsivo, e perciò, in questo senso, impreparato alla vita e al lavoro
  • il professor Bergamo ripete che la classe è del parere che i colpevoli siano solo due

La cosa finisce così; sono tutti certi di un largo coinvolgimento della classe (tranne Bergamo a cui conviene l'altra tesi che lo fa uscire dalla vicenda con eleganza); le frasi sono irripetibili, ma non si sa quali siano, la scritta è stata cancellata subito e la vicenda si chiude. Osservate che, da nessuna parte si sottolinea che si tratta di scritte fatte con la gomma.

A luglio ci fu l'esame con gli scritti di italiano e di elettrotecnica, seguiti dalle prove pratiche in laboratorio e dai due orali di area umanistica e di area tecnica in giorni diversi. Mi ci ero preparato con grande impegno e con un rush finale di studio forsennato studiando anche argomenti sulle macchine elettriche che non avevamo affrontato a scuola. Andò in questo modo:

  • dopo anni di insegnamento del professor Vencia (di cui ricordavo il 3 meno meno nel primo tema a inizio quarta) mi ero convinto che, almeno all'esame, fosse opportuno non metterci del proprio. Era un messaggio esplicito ad essere grigi anziché usare la materia grigia. Così feci un tema sul progresso molto ricco di cose scontate e banali. Il titolo era "Dimostrate come la moderna tecnica industriale abbia facilitato la creazione del prodotto economico, divenendo pertanto un rilevante fattore d'incivilimento, in quanto, col rendere i prodotti accessibili anche ai meno abbienti, ha elevato il tenore generale di vita". Avevo scritto cose banali e feci anche un errore di sintassi. Ah, ma questo è quello della sospensione …
  • tutto il resto andò molto bene (storia, diritto, italiano orale, lo scritto di elettrotecnica eccellente, le prove pratiche, gli orali dell'area tecnica). Gasato come ero presi persino preso 9 in educazione fisica (ma non faceva media). Non ho mai capito la mancanza di 8 o 9 nell'area tecnica se non con il fatto che si fosse in fase di stabilizzazione del caso De Majo e l'indicazione era: grigio, grigio, grigio; coprire, tacere, coprire.
  • il presidente era molto anziano e si incazzava  se, parlando del 14/18, dicevi prima guerra mondiale anziché quarta guerra di indipendenza  e voleva sapere dove avessimo imparato a dire prima guerra mondiale. Il nostro testo era quello di Giorgio Spini non di Meo Pataccca, ma bisognava dire così.

Ma l'anno della quinta fu anche un anno di grandi cambiamenti. Mi allontanai progressivamente da GS a partire dal mese di gennaio; incominciavano a pesarmi l'integralismo (nel modo di concepire la religione) e comunque sentivo il bisogno di aria nuova (l'ambiente della federazione giovanile socialista). Nel 1965 si celebrava il ventennale della liberazione; ero stato a sentire la commemorazione tenuta al cinema Centrale da Giorgio Amendola e ne rimasi favorevolmente impressionato.

Anche in GS si tenne un raggio dedicato al tema; decisi di andarci e lì ci fu la rottura definitiva. Come ho scritto nel capitolo dedicato a GS, sentii dire da un dirigente del movimento che non capiva lo spirito di sacrificio dei partigiani comunisti e socialisti perché, se lui si fosse trovato in quei frangenti e non fosse stato cristiano, mai e poi mai avrebbe fatto la scelta della Resistenza.

Meglio cambiare aria, mi dissi, e la cambiai definitivamente. GS mi aveva aiutato crescere, a rompere con il conformismo, ma qui si stava andando verso il pensiero unico. Ero ancora fortemente credente, animato da spirito conciliare e desideroso di cambiare il mondo. Quel percorso sarebbe continuato a Fisica, ma questa è un'altra storia.


Ecco l'elenco dei 28 alunni della 5B diplomati all'Hensemberger nel 1964/1965:

Aresi Felice, Arosio Luigi; Beretta Luigi; Brioschi Dario; Calloni Mario; Cazzaniga Carlo; Cavaletti Giuseppe; Cavenaghi Giuseppe; Cereda Claudio, Crippa Roberto; Grandi Sergio; Grassi Enzo, Lissoni Marco; Mariani Luigi; Mascazzini Claudio; Monti Angelo; Mutti Andrea; Nava Ermes; Ornago Natale; Parolini Beniamino; Pioltelli Carlo; Refaldi Sergio; Sacchi Luigi; Sala Alberto; Scamardi Danilo; Segalini Mario; Torriani Giorgio; Trevisi Moreno

Chissa che qualcuno non si faccia vivo.


Ultima modifica di Claudio Cereda il 22 maggio 2020


La pagina con l'indice della mia autobiografia da cui potete scegliere i capitoli da leggere


 

Info su Claudio Cereda

nato a Villasanta (MB)il 8/10/1946 | Monza ITIS Hensemberger luglio 1965 diploma perito elettrotecnico | Milano - Università Studi luglio 1970 laurea in fisica | Sesto San Giovanni ITIS 1971 primo incarico di insegnamento | 1974/1976 Quotidiano dei Lavoratori | Roma - Ordine dei Giornalisti ottobre 1976 esame giornalista professionista | 1977-1987 docente matematica e fisica nei licei | 1982-1992 lavoro nel terziario avanzato (informatica per la P.A.) | 1992-2008 docente di matematica e fisica nei licei (classico e poi scientifico PNI) | Milano - USR 2004-2007 concorso a Dirigente Scolastico | Dal 2008 Dirigente Scolastico ITIS Hensemberger Monza | Dal 2011 Dirigente Scolastico ITS S. Bandini Siena | Dal 1° settembre 2012 in pensione | Da allora si occupa di ambiente e sentieristica a Monticiano e ... continua a scrivere
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3 risposte a 1964-1965: il diploma e 15 giorni di sospensione

  1. Luca Ciuffreda scrive:

    Che bella lettura sono questi post! Si ritrovano tanti tratti che quelli come me han visto quando lei era ormai già dall’altra parte della cattedra; capisco bene quanto fosse importante per lei, e tanto più per noi, portarci in quel piccolo laboratorio al Frisi a mostrarci le scariche nei gas e le lampade a mercurio, in barba alla 626. Un pragmatismo difficile da tenere a bada. E la passione per la filosofia, la lettura ed i libri; inutile dire come queste cose che segnarono lei da studente non siano passate inosservate ai suoi studenti anni dopo.
    Della lettura ho trovato molto piacevole l’atmosfera a tratti “fantozziana” tra ingegneri ed Eisenstein ma anche e soprattutto la climax politica: ora ci racconti il ’68!

    • Claudio Cereda scrive:

      Grazie Luca; sul 68 ho scritto un pezzo nel forum del 68 di fisica quando ci siamo ritrovati per i 40 anni; è un pezzo che ha bisogno di immagini e dunque lo metto in pdf. Lo pubblico nei prossimi giorni. Mi è difficile scrivere a comando e in questi giorni sono molto tentato, dopo aver visto tutto il Fellini che conta di scrivere una stroncatura anti-romana su 8 e mezzo ma in parte anche sulla Dolce Vita. Mi trattiene la coscienza di non essere un intenditore di film ma vorrei difendere il diritto a dire la propria. Prima o poi vorrei scrivere il racconto del fallimento della mia generazione. Cosa è venuto dopo il 68; dove quando abbiamo sbagliato? Quando ci è mancato il coraggio di criticare l’errore?

  2. Matteo Stucchi scrive:

    Sei sempre un grande, con tutti i tuoi difetti. Peccato che non mi piacesse fisica, mi sarei laureato e ora avrei in mano una laurea che vale di più.
    P.S. Ho incominciato a produrre sapone con acqua soda e olio di oliva, più essenze che mi fornisce la campagna vercellese di mia moglie, lavanda, camomilla, menta etc. Se passi da quassù chiamami, ti omaggerò del mio nuovo lavoro. 039 2023708 338 4257910

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