Di Maio, il cancro e le lobby

Il dirigente del M5stelle Di Maio nello spiegare la sua presenza ad un incontro dedicato alla azione parlamentare del suo partito e organizzato da una lobby dell'informazione ha dichiarato tra l'altro: "Io non ce l'ho con le lobbies. Esiste la lobby dei petrolieri e quella degli ambientalisti, quella dei malati di cancro e quella degli inceneritori.

Il problema è la politica senza spina dorsale, che si presta sempre alle solite logiche dei potentati economici decotti. Abbiamo anche discusso di regolamentazione delle lobbies. È dal 2014 che mi batto per un regolamento sui lobbisti alla Camera. Il rapporto tra portatori d'interessi e politica va regolato per Legge".

Ne è nata una polemica legata all'accostamento tra lobby degli inceneritori e lobby dei malati di cancro. Si sono fatti particolarmente sentire alcuni esponenti del PD e Di Maio ha replicato così:

"Sono dispiaciuto che a causa delle mie affermazioni, strumentalizzate ad arte dal PD, le associazioni dei malati di cancro siano finite in una becera polemica politica. A loro sento di dover chiarire il senso delle mie parole e di un accostamento (‘lobby degli inceneritori’ e lobby dei malati di cancro’) che può essere apparso infelice: in Parlamento ci sono portatori di interessi negativi, come quelli degli inceneritori, e portatori di interessi positivi, come quelli appunto delle associazioni dei malati di cancro, che devono poter dialogare con le istituzioni affinché il Parlamento approvi leggi a favore del loro diritto alla salute. Le loro sollecitazioni e indicazioni sono preziose per noi portavoce. Mi scuso se le mie parole sono risultate offensive."

Sai che c'è? Secondo me Di Maio ha perfettamente ragione anche se ha fatto un accostamento un po' forte. Vi rimando a questa riflessione della fondazione Magna Charta che condivi completamente e mi limito a sottolineare i punti che mi stanno più a cuore.

  • l'esistenza dei gruppi di pressione (tali sono le lobby, ricordo a chi storcerà il naso perché non ho scritto il plurale, che in italiano le parole straniere non si declinano) è un elemento essenziale della democrazia liberale perché, nell'ambito del processo legislativo, è giusto che i portatori di interessi legittimi ed organizzati vengano ascoltati. In base a quale astratto principio di rappresentanza i parlamentari dovrebbero formare il loro orientamento su questioni specifiche? Leggendo i giornali? Andando ad una assemblea di partito? Ascoltando le associazioni di categoria e quelle sindacali? Studiando?

Direi che dovrebbero fare tutto questo e, così come è del tutto legittimo che i cttadini si associno intorno ad un tema che a loro sta a cuore (una malattia, un percorso culturale, una prospettiva sociale, l'amore per gli animali, i diritti degli omosessuali, il tema delle aozioni…), dovremmo piantarla di pronunciare la parola lobby come se fosse una parolaccia (massoneria, lobby, poteri forti, poteri occulti).

Il problema non è la esplicitazione degli interessi legittimi, il problema, semmai, è la esistenza dei gruppi di pressione sotterranei, quelli  che ritroviamo ogni tanto nelle intercettazioni e che parlano in codice perché si vergognano di quello che stanno per dire o stanno per commettere un reato.

  • secondo me, dopo la estinzione dei modelli di partito novecentesco, anche gli attuali partiti sono delle lobby e i padri costituenti che pure non poterono prvedere come si sarebbero trasformati nel giro di 50 anni, erano giustamente preoccupati della necessità che l'azione dei partiti venisse regolamentata per legge visto che attraverso la scelta forte del bicameralismo i partiti dieventavano l'anello di congiunzione tra il popolo e i suoi rappresentanti.

La cosa ci si è ben guardati dall'attuarla nonostante le leggi sul finanziamento diretto o indiretto, sulle esenzioni, sulle agevolazioni, sulle fondazioni, sulle indennità, sui portaborse… Da questo punto di vista è ora di affermare che il re è nudo e che, chiamiamole lobby o gruppi di pressione, è il caso di procedere verso una normativa che li strutturi, garantisca il diritto all'ascolto, senza cadere nei riti della concertazione, e in compenso riduca quasi a zero le forme di finanziamento pubblico.

  • le lobby non sono tutte uguali. Inizio parlando del tema che ha creato scandalo: le associazioni che si occupano di raccogliere danaro e fare iniziative a sostegno di chi soffre (per malattia o per indigenza).

Ci sono lobby che si battono per finalità di tipo generale, ed estranee ad una logica di profitto. Sono benemerite e sono diverse dalla lobby delle case farmaceutiche; ma quest'ultima non è una associazione a delinquere o portatrice di interessi negativi (attenzione allo stato etico) Ha diritto di essere ascoltata su temi quali i farmaci generici; diventa una associazione a delinquere quando (e se) si mette a fare la compravendita dei parlamentari o peggio ancora dei ministri.

  • Secondo voi la donazione del 5 per mille e ora quella del 2 per mille, sono attività a sostegno di lobby? Secondo me sì. Sono legittime? Secondo me sì e l'unica cosa su cui eccepisco è l'esistenza dell'8 per mille alle chiese distribuito non in base a chi sceglie ma facendo una estrapolazione su tutti a partire da chi ha scelto: doppio privilegio, aliquota più alta e finanziamento arbitrariamente estrapolato.
  • Quelle pericolose in questi anni non sono state le lobby dichiarate ma piuttosto le lobby di fatto che hanno operato nel settore delle banche (ed ecco i crediti deteriorati) e nel settore delle commesse pubbliche. Basta andare a vedere come funzionano le nomine nelle società partecipate, il fiorire di società partecipate del tutto estranee alle finalità dell'ente che le controlla, per tornare al tema della riforma dei partiti.

In proposito devo dire che il governo Renzi ha mandato alcuni segnali, ed altri ce ne saranno nei decreti Madia di imminente emanazione, ma poi mi lasciano perplesso le dichiarazioni da vergini dai candidi manti come questa dell'onorevole Morani: «Casta a 5 Stelle: in due anni Di Maio è passato dal dare dei ladri alle lobby ad andarci a braccetto ma in gran segreto #coerenza #pinocchi». C'è gente che pensa che Twitter sia un giochino … e ci gioca.

Info su Claudio Cereda

nato a Villasanta (MB)il 8/10/1946 | Monza ITIS Hensemberger luglio 1965 diploma perito elettrotecnico | Milano - Università Studi luglio 1970 laurea in fisica | Sesto San Giovanni ITIS 1971 primo incarico di insegnamento | 1974/1976 Quotidiano dei Lavoratori | Roma - Ordine dei Giornalisti ottobre 1976 esame giornalista professionista | 1977-1987 docente matematica e fisica nei licei | 1982-1992 lavoro nel terziario avanzato (informatica per la P.A.) | 1992-2008 docente di matematica e fisica nei licei (classico e poi scientifico PNI) | Milano - USR 2004-2007 concorso a Dirigente Scolastico | Dal 2008 Dirigente Scolastico ITIS Hensemberger Monza | Dal 2011 Dirigente Scolastico ITS S. Bandini Siena | Dal 1° settembre 2012 in pensione | Da allora si occupa di ambiente e sentieristica a Monticiano e ... continua a scrivere
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3 risposte a Di Maio, il cancro e le lobby

  1. Angelo Ricotta scrive:

    Sono convinto che Di Maio abbia commesso solo una gaffe linguistica e quindi credo nella sua giustificazione. Per quanto riguarda l'8 per mille esso è una vera aberrazione ma io non sono d'accordo nemmeno sul fatto che il 5 e il 2 per mille debbano essere presi dalla fiscalità dello stato anche se con il consenso delle persone. Le considero tutte una pressione indebita sulle persone basata sull'autorità. Non vedo perché debbano comparire nei moduli delle dichiarazioni fiscali, è un privilegio inaccettabile. Le associazioni private debbono pubblicizzarsi e farsi finanziare solo con le proprie forze e non con la sponsorizzazione dello stato e lo devono fare rispettando precise leggi di trasparenza.

  2. Tiziano scrive:

    Sono completamente in accordo con quanto espresso, ma per esprimere questi concetti ho imparato a non usare più la parola “lobby” in nessun ragionamento. Dico e scrivo portatori di interesse e il pregiudizio appare più temperato.

    • Claudio Cereda scrive:

      è vero; il mio intendimento era proprio quello di far ragionare la gente e di far cogliere la multiformità dei portatori di interessi. Poi ero anche un po’ seccato perché certe superficialità e polemichine non mi piacciono se le fa il partito che sostengo. E’ la prima volta che mi accade di dichiararmi d’accordo con i 5*

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