Il cammino di Santiago, giorno dopo giorno – 3

Sono in giro da un po' di tempo e oggi ci metto qualche riflessione. Che senso ha fare il Cammino per chi non ha motivazioni religiose e non cerca miracoli o indulgenze plenarie? Io lo faccio perché così posso conoscere la Spagna e la realtà del Cammino di Santiago metro per metro, i paesaggi, le città gli albergues, le persone che lo percorrono e quelle che ti accolgono, che ti servono nei locali, quelle che, se ti serve, ti indicano la strada o semplicemente ti salutano passando.

Poi si vedono monumenti religiosi e civili che parlano della storia della Spagna e del Cammino, come monasteri e conventi, che da secoli ospitano pellegrini, ponti, costruiti per il passaggio dei pellegrini che prima rischiavano la vita per l’impeto delle acque e la disonestà dei traghettatori. Aver letto prima di partire dei libri sulla storia del Cammino mi aiuta a capire la vita che facevano.

Per capire la realtà del Cammino, io e Ada cerchiamo di provare esperienze diverse, albergues municipali, parrocchiali, privati, in istituzioni religiose. Partecipiamo, da osservatori interessati, anche a qualche benedizione, (una) messa o a momenti di preghiera collettiva. Cene e colazioni comunitarie (qualche volta).

Tutto ciò puzza troppo d’incenso. Ma figurarsi, le mie convinzioni laiche sono solidamente fondate sullo studio della scienza e della storia, il mio spirito é immune da miti, leggende, superstizioni, religioni codificate. Però il mio spirito é a suo modo anche religioso, io ho fede nell'umanità, nonostante le brutture e le violenze di cui é stata ed é capace. Forse chi é ancora fermo a vecchie ideologie ottocentesche, peraltro dimostrate fallaci dalla storia, ha più timori di contaminazione.

Poi sono interessato alla figura storica di Gesù, leggo testi sulla sua vicenda, non solo Vangeli e Atti degli Apostoli, e rifletto su come la storia della Chiese Cristiane sia un grande tradimento del suo messaggio e su come l'immagine di Gesù come il Cristo, il Dio, il Risorto nato da una vergine, sia una falsificazione storica.

Infine e più di tutto sono qui perché amo camminare, come gli uomini fanno da milioni di anni, come facevano Rousseau, il grande Arthur Rimbaud, Immanuel Kant (poco ma regolare in giro per i ponti di Konigsberg), Nietzsche, Thoreau e il Mahatma Gandhi che ne fece momento di lotta politica per l'indipendenza del suo popolo.

due giorni da solo

Domenica 8 settembre, Sahagun: parto da solo alle 7:30 dopo colazione al bar. Oggi faccio una tappa breve, 18 km, monotona, nei campi. I paesini di questa zona, a parte Carrion che é bella, ma ha ancora le targhe delle vie dell'epoca franchista, hanno un aspetto povero.

Arrivo a El Burgo Ranero, alcune vie del paese non sono asfaltate, molte case sono fatte di fango impastato con la paglia, anche il rifugio, dedicato a Domenico Laffi, prete bolognese del 1600 che fece il Cammino tre volte e ne scrisse un libro. Nonostante l'aspetto originale, il rifugio é bello e gli hospitaleri simpatici. Alle 6 ci sarà una lezione di riflessologia plantare.

Mi impegno a dire qualcosa di Laffi perché loro non lo conoscono, anche se stanno nell'albergue che ne porta il nome. C'é il computer gratuito, ma Internet non va, gli hospitaleri sono spiaciuti, dicono problem e allargano le braccia. Traffico un po' e lo faccio funzionare, così ora lo uso (ci voleva il pellegrino italiano un poco informatico).

Questa parte della Castiglia é interminabile. Sabato scorso siamo saliti sopra gli 800 metri e ne scenderemo solo sabato prossimo: 15 giorni sull'altipiano.
Non é proprio vero che dopo i primi giorni si é rodati e si va spediti: la fatica si accumula e si sente. Si suda e ti togli la felpa, ti fermi, tira vento e la devi rimettere, il raffreddore prima o poi é assicurato.

C'é anche una fatica psicologica: ogni mattina quando lasci l'albergue e dopo ogni sosta devi controllare di aver preso tutto, guardare anche sotto il letto, se dimentichi qualcosa é perduta. Ada ha lasciato così una canottiera e la scorta dei cerotti, per fortuna niente di valore, ma se perdi qualcosa di indispensabile sei finito. Tutto quello che hai é in tasca o nello zaino, dove c'é quasi sempre marasma, a volte parti che la camerata é semibuia e cacci dentro le tue cose, così quando non trovi una cosa la cerchi nel tuo zaino e pensi Oddio, l'ho dimenticata, magari l'hai messa nell'altra tasca, ti agiti e respiri solo quando la trovi.

Domenica sera, El Burgo Ranero: anche se non sono con la mia amata, il mio amor proprio é migliorato, all'albergue Internet non andava e io l'ho sistemato, il rifugio é dedicato a Domenico Laffi e gli hospitaleros non sapevano chi era e l'ho spiegato, così l'hospitalera ha potuto cercarlo su Internet. Stasera cena con americani, canadesi e Rosa, così ho potuto telefonare col suo telefonino ad Ada che sta meglio. Poi un tramonto meraviglioso sulla laguna che é ai bordi del paesino, con falce di luna e Venere. Vado a dormire soddisfatto

di nuovo insieme

Lunedì 9 settembre: di riffa o di raffa siamo arrivati a Leon e mi sono riabbracciato con Ada, a cui il riposo e le cure sembrano aver fatto bene. Siamo all'albergue delle monache benedettine (ma é gestito da laici, le suore le vedi solo in chiesa) bruttino, con maschi e femmine separati. É l'unico caso in tutto il Cammino.

A questi non importa nemmeno se una coppia é sposata in chiesa, camerate vietate all'altro sesso e questo dà dei problemi, quando Ada é al letto devo farla chiamare da qualcuno.

Abbiamo reincontrato dopo tanti giorni Cesco e Manuela, la collega di Tonino; loro hanno un dentifricio in 2 e qui é complicato scambiarselo. Alla sera mi convincono a partecipare alla Compieta dicendo che le suore cantano i Vespri in modo divino, niente di vero, la cerimonia é scialba, ma per fortuna breve.

Stavolta sono nel letto di sopra, ma salgo e scendo con agilità insospettabile. L'importante é che Ada ha un posto di sotto.

Visita in ciabatte al centro e alla Cattedrale, costosa, non c'é neanche lo sconto per i pellegrini. Nelle grandi città mi piace di meno, il Cammino si diluisce tra tanta gente che si fa gli affari suoi, gli albergue sono grandi e anonimi, si fatica anche a trovare un ristorante col menù del pellegrino e alla fine mangiamo non tanto bene.

Martedì 10 settembre, Leon: La cosa migliore dell'albergue delle monache é la colazione anche se si sta stretti al tavolone. L'uscita da Burgos era stata piacevole, ma le guide dicono che a Leon non é così, perciò prendiamo un bus urbano fino alla Virgen del Camino, santuario moderno piuttosto brutto, con 13 statue bronzee della Madonna con gli Apostoli.

La tappa di oggi é la più brutta di tutte, ci sarebbe un'alternativa ma é un po' più lunga ed é meglio che Ada non si sforzi troppo, perciò facciamo il percorso tradizionale, quello che facevano nel Medioevo, ma allora non c'era questa maledetta strada statale con auto e tir.

Ada cammina bene, a volte é più veloce di me. Le raccomando quando ha fame di mangiare, quando ha sete di bere e quando é stanca di riposare, sembra scontato ma a quanto pare non lo é. Nelle prime ore di cammino, sarà il clima freddino, ma ogni 10 minuti facciamo pipì, una volta io e la volta dopo lei. A Villadangos del Paramo riempio le bottiglie a una fonte fresca e compriamo frutta che più avanti mangiamo, io con i piedi nell'acqua di un canale: che goduria.

Arriviamo a San Martin assieme a Cesco e Manuela e ci fermiamo in un albergue privato carino a 6€, siamo i primi ma in poche ore si riempie. negli ultimi giorni abbiamo incontrato anche venezuelani, un'ungherese, russe, tante canadesi e americani.

Mangiamo in un bar, buono ma troppo unto, per 10€ ci danno anche il caffé.

In questi giorni abbiamo visto cartelli che dicevano: Santiago 300km, 280km. A me fanno più impressione di quello iniziale che diceva Santiago a 798km, perché quella mi sembrava una cifra fantascientifica, invece 300 mi sembra reale e mi dico: Ma chi é così pazzo di partire a piedi per fare 300 km, come da Milano a Firenze? E per giunta da domani ci aspettano le montagne. Che sarà di noi?

Ada : Non ho camminato per 3 giorni, ho dormito per un giorno intero a Sahagun nell’albergue municipal dove ho potuto fermarmi 2 notti con il certificato medico. La medica che mi ha visitato ha detto che avevo avuto un calo di minerali e per 2 giorni ho bevuto 2 litri di acqua con una soluzione sciolta dentro. Poi ho preso il bus e mi sono ritrovata con Luigi a Leon. Anche se ero sola ho avuto la visita di Beppe che passando per Sahagun si é fermato ed abbiamo parlato un po'. Poi é arrivata la francesce che mi ha chiesto come andava, ho incontrato anche la coppia di giovani tedeschi con cui avevamo dormito giorni prima. Pure la signora calabrese molto devota. Insomma quando cammini insieme si crea una solidarietà particolare. Ora sono 2 giorni che ho ripreso a camminare e come sempre vado come una lippa. Anche alla sera sono meno stanca. Ultreia e suseia. Hasta el luego!!!

Mercoledì 11 settembre, San Martin: A colazione la tv spagnola mi ricorda che é il 40° anniversario del golpe in Cile. Alle 6:40 sveglio Ada, alle 7:10 partiamo, é buio ma la strada é diritta e dopo un po' arriva la luce, fa freddino. Camminiamo, facciamo sosta in un bar, ottimo cappuccino, fotografiamo il lunghissimo ponte romano di Hospital de Orbigo, ancora cammino, una salita lunga ma non ripida.

Oggi più di 21 km, gli ultimi con fatica, siamo stanchi, i piedi mi fanno male, bisogna stringere i denti. Con l'ultima salita arriviamo ad Astorga, la romana Asturica Augusta, bella città con resti romani e interessanti monumenti. Ada vuole andare al ristorante alle 14:30, mangiamo bene, ma così alle 15 sono già ubriaco e poi mi faccio una dormita.

Siamo all'albergue delle Serve di Maria che é bello, ora dobbiamo andare a vedere la Cattedrale e il palazzo di Gaudì. Stasera abbiamo in programma di farci una pastasciutta nella cucina dell'albergue con Manuela e Cesco.

Giovedì 12 settembre, Astorga: Lasciamo l'albergue Servas de Maria che si chiama così perché fino a 10 anni fa ci stava questo ordine religioso, ma ora é pubblico gestito da volontari. Abbondante colazione in un bar per soli 2€ e ci avviamo. Fa freddo ed é ancora buio, le giornate si accorciano.

Dopo 1 km Ada non trova il telefonino, torna indietro fino all'albergue e solo allora scopre che la sua giacca ha una tasca sul braccio e il telefono é lì. Si é fatta 2 km in più e abbiamo perso 40 minuti. Nel frattempo si é fatto chiaro e abbiamo molt i pellegrini davanti e dietro. La tappa di oggi é di 22 km tutta in salita ma non ripida e faticosa. Sopra i 1000 metri compare l'erica.

Boschi di querce e abeti. Facciamo 4 km con Giordano, milanes bauscia di 82 anni simpatico e chiacchierone é la terza volta che fa il Cammino; poi noi ci fermiamo un po' e non lo raggiungiamo più. Ci fermiamo tante volte a far pipì, una volta io una volta Ada siamo sempre in ballo. Arriviamo a Rabanal, bel paesino in pietra a 1150 metri con poche case e 3 chiese e alloggiamo all'albergue annesso al monastero, ce ne sono altri ma questo é il più bello, ha un grande prato dove alle 5 si beve il té tutti insieme. É gestito da volontarie irlandesi molto gentili, é donativo, così per 10€ in due abbiamo anche la colazione di mañana. Seguiamo anche la funzione vespertina in una chiesa che sembra debba crollare, ma dopo 10 minuti scappiamo al ristorante perché Ada sviene dalla fame. C'é anche una ragazza di colore cieca che fa il Cammino con un amica.

Venerdì 13 settembre, Rabanal del Camino: dormiamo fino alle 7:15 (mai successo) e partiamo alle 8. Continua la salita iniziata ieri, oggi più impegnativa. Sostiamo a Foncebadon, villaggio che senza il Cammino sarebbe abbandonato. Ancora salita e fra i boschi arriviamo alla Cruz de Hierro a 1500m. Ci facciamo una foto con una ragazza israeliana, ebrea che fa il Cammino.

Arriviamo a Manjarin, rifugietto rustico caratteristico con tante bandiere, altre foto e assistiamo a una cerimonia templare, con spada e mantello e discorso ai pellegrini di Tomas, ultimo dei templari. Fa un po' ridere, ma poi parliamo con lui e si capisce che lo fa perché ci crede, è un tipo serio, sincero.

Saliamo ancora un po' fino a 1530 m (il punto più alto di tutto il Cammino). Poi discesa sassosa, gli altri penano, io invece vengo giù di corsa e mi diverto. Dopo 17 km ci fermiamo perché Ada é stanca e anche a me fanno male i piedi. Siamo a El Acebo, altro paesino di montagna con case di pietra e tetti di ardesia, 17 abitanti, molti cani e gatti e stasera almeno 60 pellegrini.

Vent'anni fa il paese stava morendo, il Cammino gli ha ridato vita. Albergue privato e poiché siamo arrivati tra i primi abbiamo i posti sotto. Mangiamo, pranzo completo alle 14 perché Ada ha fame, lavaggio panni e riposo, Ada dorme fino alle 18. Compriamo frutta in un negozio che ci fa pagare troppo, é il primo ladro che troviamo, siamo stati tentati di lasciargliela là.

La cosa più fastidiosa della Spagna sono le mosche, ne ammazzo tante ma non finiscono mai. Siamo a circa 220km da Santiago, pian piano come lumachine col nostro zaino in spalla, procediamo inesorabili.

In questi giorni ci sono stati momenti poco piacevoli. Martedì mattina ho letto uno stupido sms che mi ha dato fastidio, non sarebbe stato un problema perché a quella sciocchezza avrei potuto rispondere a tono, ma Ada si é intestardita a volermelo impedire, mi ha anche costretto a cancellare un post che avevo scritto.

Sembra gli interessino solo i sentimenti degli altri e non i miei. Questo ha causato un brutto litigio che si é protratto in ore notturne, a discapito del necessario riposo. Alla fine ci siamo riconciliati ma quel clima di allegria e trasporto amoroso che avevo ci vorrà un po' perché torni. Brutta giornata ad Astorga.

Sabato 14 settembre, El Acebo: Prima di partire aspettiamo che apra il bar per fare colazione. Poi via in discesa, prima agevole su asfalto, poi più ripida su sentiero sassoso. Stamane Ada batte tutti i record: continua a fermarsi ed entrare nel bosco, solido e liquido ha fatto di tutto, dice che é il fresco del mattino.

Sosta a Molinaseca, poi imbocchiamo una stradina poco segnalata, molti non la vedono e vanno sulla strada, siamo soli. Le baruffe dell'altro giorno sono quasi del tutto dimenticate. Camminiamo mangiando more, un po' di uva e germogli di finocchio. Anche oggi facciamo tappa sotto i 20nkm, riposante, speriamo di non abituarci troppo bene e dovercene pentire poi. Gli ultimi km per arrivare a Ponferrada sono brutti, sembra si faccia un po' un giro vizioso.

In attesa che apra l'albergue faccio spesa e ci facciamo dei mega panini con jamon, salsichon, pomodori e asparagi in scatola. La città é piuttosto grande, l'albergue bello grande e nuovo; é parrocchiale, ma quando sono così grandi non te ne accorgi neppure. Siamo un po' fuori dal centro, riposo e poi andiamo a vedere la Cattedrale e il Castello dei Templari


(3 – continua)

1) Il cammino di Santiago, giorno dopo giorno – 22 agosto 28 agosto da Roncisvalle a Logrono

2) Il cammino di Santiago, giorno dopo giorno – 29 agosto 7 settembre da Logrono a Sahagun


 

Info su Luigi Gerosa

Nasce nel 1955 nella Brianza profonda, dal '69 al '71 frequenta il liceo Frisi a Monza (si potrebbe dire portato giù dalla piena del Lambro) e dal '71 al '74 quello di Sesto S.G., svolge attività politica a scuola e in estate lavora alla Kodak, alle Poste e altri. Nell'ottobre del '74 inizia a lavorare al Quotidiano dei lavoratori: tipografia, impaginazione, fotografia, cronaca, politica estera, fino all'aprile del '76 quando viene assunto alle Acciaierie Falck come operaio al laminatoio a freddo, l'anno dopo entra nel Consiglio di Fabbrica, in seguito nel Coordinamento nazionale dei CdF Falck, nel frattempo dà un paio di esami a Filosofia, grazie alle 150 ore. A 26 anni lascia laminatoio e muletto per lavorare a tempo pieno per il sindacato Fiom-Cgil, zona Bovisa-Centro Direzionale e dall'82 zona San Siro: in giro per fabbriche e uffici, assemblee, trattative in Confindustria. A 32 anni si iscrive alla Facoltà Scienze dell'informazione, supera 7 esami, ma lascia l'Università nell'89 per iniziare l'attività di docente in corsi di formazione su personal computer. Attualmente vive con Ada e la figlia 22enne a Bussero, che è vicino Milano, ma ha ancora un po' di verde per camminare e coltivare l'orto.
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