III repubblica – parliamone (3) – di Daniele Marini

Le cose sono molto chiare: non si tratta di schierarsi per l'immediata rinuncia di Renzi o dell'attesa di un congresso dopo Pasqua. Si tratta di decidere se appoggiare oppure no un governo 5*.

E allora ragioniamo sul punto. Allearsi con una forza politica per sostenere il governo richiede alcuni requisiti, primo tra tutti la condivisone chiara e immediatamente osservabile che entrambi condividono principi fondanti della democrazia. E qui con i 5* non ci siamo, per una serie di elementi già discussi e spiegati, di cui mi limito a ricordare che sono eterodiretti da una azienda privata in modo opaco e probabilmente illegale; che non son un partito e quindi non applicano i principi della democrazia interna come spetta ai partiti; perchè si oppongono e intendono cancellare il principio della insindacabilità della azione dei parlamentari (il famoso vincolo di mandato).

Il secondo requisito (ma l'assenza del primo dovrebbe già essere sufficiente) riguarda una relativa condivisione degli obiettivi strategici. Relativa, perché ovviamente non posso coincidere altrimenti non sarebbero forze politiche distinte. Qui ancora non ci siamo: l'obiettivo strategico dei 5*, ancorché negato e affermato in modo ondivago, sembra essere l'uscita dall'euro e dalla UE. E non mi sembra poco.

Il terzo requisito è la possibilità di trovare una qualche intesa su una parte non piccola dei programmi elettorali. E qui mi vien da ridere, perchè gli obiettivi su cui si potrebbe trovare un qualche accordo sono in realtà o copiati o già raggiunti dal PD.

Ora veniamo alla considerazione che potrebbe favorire una alleanza in parlamento. L'unico argomento che può avere una qualche fondatezza è che dobbiamo avere a cuore il destino del paese evitando danni da una politica dissennata. E qui ci sono due punti da considerare: il primo è che non si capisce in base a quale principio il PD debba svenarsi per fare da copertura a chi per anni ha sputato in faccia e insultato dirigenti e militanti. Il secondo punto da considerare è la totale inaffidabilità dei 5* dimostrata da innumerevoli esempi nel corso dell'ultima legislatura, di cui a mo' di esempio il voto finale sulla legge "Cirinnà" che ha impedito venissero previste le norme sull'adozione.

Si potrebbe dire "e i socialisti tedeschi allora". Se applico il metodo dei tre requisiti alla Germania allora è evidente che tutti e tre sono soddisfatti, se qualcuno non ci arriva allora meglio che lasci perdere, non capisce nulla di politica e quindi è meglio che rinunci a parlarne. Nel caso della Germania sono soddisfatti anche i principi, diciamo morali, del rispetto reciproco tra i due partiti e le rispettive prove di affidabilità

Anche una eventuale alleanza con la Lega dovrebbe essere presa in considerazione esaminando il grado di soddisfacimento dei requisiti che ho proposto e mi sembra evidente che anche in questo caso la risposta debba essere no.

Dopo aver scritto tutto ciò mi pare evidente che sul piano del solo ragionamento (ovviamente politico) la questione non sta in piedi. Non mi interessa invece dilungarmi sugli schieramenti, su chi dice cosa e così via. Sono quelli che Renzi chiama i "caminetti" e Berlusconi chiamava il "teatrino della politica". Sarebbe ora che tornassimo ai fondamentali.

Dopo aver spiegato perchè il PD debba stare all'opposizione provo ad esercitarmi sui possibili scenari futuri. Sembra che secondo Berlusconi alla Camera potrebbero mancare una ventina di voti, e che si sia già messo in moto per comperarli (alla faccia del vincolo di mandato). Potrebbe quindi configurarsi un governo di destra con Salvini o alla presidenza del consiglio o a quella della camera. Berlusconi, garantendo i numeri a Salvini, lo mette sotto tutela e potrebbe richiamare in servizio Taiani per la presidenza del consiglio. I 5* potrebbe venire accontentati con la presidenza di una assemblea (Camera o Senato) lasciando l'altra come contentino al PD che in fondo risulta il secondo partito come numero di voti.

Questa ipotesi richiederebbe del tempo per essere messa in atto, nel frattempo Gentiloni con Padoan preparerebbe il DEF che fisserà i vincoli per il 2018 e parte del 2019. Gli spazi di manovra del nuovo governo saranno minimi, tenendo conto che se sfora i conti, a gennaio 2019 avremo l'aumento dell'IVA. Se questo dovesse succedere arriverebbe la troika e a questo punto potrebbero ribellarsi milioni di italiani, oppure il governo cade e nel frattempo Draghi finisce il mandato alla BE e potrebbe venire incaricato di un governo di emergenza nazionale. Non vedo alcun modo con cui i grillini possano andare al governo.

E come intermezzo potremmo avere un governo balneare o sciistico come ai tempi di Rumor. Ma con tutti questi eventi la base elettorale di 5* e Lega potrebbe sgretolarsi: ci vate promesso la Luna e non ci avete dato niente! Il gioco quindi ricomincia. Su con la vita, che ci sarà da divertirsi.

Info su Daniele Marini

Laureato in fisica nel 1972 si è sempre dedicato a ricerca e insegnamento di informatica all'Università di Milano. Inizialmente interessato ai fondamenti logici dell'informatica in seguito si è dedicato a ricerche in eidomatica (grafica e immagini digitali). Negli ultimi 15 anni ha avuto interesse in modelli computazionali della percezione visiva di cui si interessa tutt'ora nel campo delle fotografie astronomiche. Ha dedicato 10 anni al Consiglio Universitario Nazionale e al Senato Accademico contribuendo alla attuazione dei cicli didattici (in parte pentendosene). Ora in pensione, dedica i suoi interessi a studi di fluidodinamica computazionale, alla astrofotografia e astrofisica e alle innovazioni tecnologiche e ai loro effetti sui sistemi sociali.
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Una risposta a III repubblica – parliamone (3) – di Daniele Marini

  1. Luigi Gerosa scrive:

    Mi sembra incredibile che qualcuno nel Pd pensi di sostenere un governo 5* o Lega. Oltre ai motivi ben esposti da Daniele Marini, darebbe l'immagine di un partito che nonostante la sconfitta resta attaccato alle poltrone, disposto a tutto, passando sopra ai propri principi.
    Vero che è pericoloso per l'Italia restare a lungo senza governo, ma il Pd si è fatto carico finora, praticamente da solo, dell'interesse nazionale. Anche nel 2014 quando dopo le europee avrebbe potuto far saltare la legislatura per capitalizzare il momento favorevole, invece il governo ha continuato, per fare riforme necessarie e lavorare per un po' di ripresa economica. L'elettorato oggi non ha apprezzato, ma il lavoro fatto resta valido.
    Il Pd ha perso e deve andare all'opposizione, lasciando a chi ha vinto l'onore e gli oneri. E se quelli che hanno vinto non sapranno fare un governo, meglio tornare a votare.
    Bene ha fatto Renzi a dare dimissioni non immediate. Abbandonare la scena immediatamente e lasciare il partito in mano a un reggente sarebbe molto pericoloso, si rischierebbe che alcuni (tipo Emiliano) vadano per conto proprio con esiti disastrosi.
    Il futuro del Pd va discusso con calma nelle sedi appropriate, come la scelta del segretario. Se Calenda si iscrive mi fa piacere, ma non per avere un salvatore miracoloso, il suo contributo sarà prezioso, ma eleggere segretario uno appena iscritto non mi pare la cosa giusta.
    Infine LiberiEUguali. Personalmente la ritengo l'operazione più sporca nella storia della sinistra italiana che io ricordi. Si sono messi insieme Sinistra Italiana, che per 5 anni ha votato contro tutti i provvedimenti del governo, con Mdp Art.1 che invece li ha votati tutti. Cosa li ha uniti? L'antipatia per Renzi? La volontà di sconfiggere la sinistra riformista senza preoccuparsi dell'avanzata della destra e dell'antipolitica? Qualcuno me lo ha detto chiaro e tondo: "Il pericolo non sono Salvini e DiMaio, ma Renzi" Non credevo alle mie orecchie. Mi sembrano fermi agli anni 70 del secolo scorso, agli anni della gioventù, a fare partitini senza prospettiva. Poi ci sono quelli per cui LeU non è abbastanza di sinistra e sono per Potere al Popolo e quelli che Potere al Popolo è troppo moderato e votano Sinistra Rivoluzionario. Fuori dal mondo.
    PS Non condivido la definizione di 3^ Repubblica, la Repubblica non cambia se le elezioni sono vinte da partiti diversi, ma se ci sono cambiamenti istituzionali. In Italia c'è stata solo l'introduzione parziale del maggioritario, poi rientrata col Porcellum e ricomparsa parzialmente col Rosatellum. Per me queste sono le convulsioni della Prima Repubblica, incapace di riformarsi.

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