io difendo la mia privacy !?!?!?

Come si traduce Privacy in italiano?

Segreto”? NO, la privacy non è un segreto da tenere nascosto. “Intimità”? NO, l’intimità è un fatto profondamente personale, mentre la privacy è associata anche a elementi di vita pubblica. “Riservatezza”? NO, la riservatezza è un atteggiamento psicologico di difesa, associato a forme di debolezza; la privacy invece è una rivendicazione attiva, associata a un diritto positivo.

Ma è mai possibile che in italiano non esista una parola equivalente a privacy? SI, è possibile! Anzi è ovvio: la privacy è un concetto estraneo alla nostra cultura latina, quindi non abbiamo mai sentito l’esigenza di identificarla con una parola specifica.

Lo ammetto: fino a 20 anni fa non conoscevo neanche la parola privacy. Anzi, a dire il vero non la conosco nemmeno oggi. Infatti non so neppure come si pronuncia: con la ‘i’ italiana o con la ‘i’ inglese?

Però so che la privacy va difesa quanto i sacri confini dell’amata Patria! Per questo motivo non mi piegherò mai di fronte ai maledetti invasori di Immuni, quella subdola App anti-Covid che vorrebbero impormi per conoscere i miei dati!

Eh, NO! Io sono più furbo! I miei dati sono segreti e non li comunicherò mai a quegli spioni dello Stato che, approfittando di un innocuo virus (che magari hanno fabbricato loro stessi in laboratorio!), vorrebbero estorcermi i miei dati. Nossignori! La privacy è troppo importante per me, anche se non so bene cosa sia…

  • Ho sempre comunicato i miei dati a tutti i siti web che me l’hanno richiesto. Però io difendo la mia privacy!
  • Non ho mai letto il contenuto di un contratto prima di premere il tasto “Dichiaro di avere letto e di approvarne il contenuto”. Però io difendo la mia privacy!
  • Uso sempre la carta Fidaty dell’Esselunga che permette di profilarmi al punto di conoscere quanto formaggio e quante zucchine mangio al mese. Però io difendo la mia privacy!
  • Prendo a noleggio le biciclette urbane floating-point “Mobike”, permettendo così ai cinesi di riconoscere davanti a quali negozi mi sono fermato più a lungo. Però io difendo la mia privacy!
  • Ogni mese, grazie alla tracciabilità dello smartphone (smart per loro!) Google mi invia la mia “Google Map Timeline” con i dettagli dei singoli posti in cui sono stato in Italia o altrove, ora per ora, minuto per minuto, ricordandomi se c’ero andato a piedi, in auto, in treno o in taxi. Però io difendo la mia privacy!
  • Pubblico sui social la foto dei miei amici e parenti fino al quarto grado, spiegando cosa fa ognuno di loro, dove e quando siamo stati insieme, cosa ci siamo detti e cosa abbiamo fatto. Però io difendo la mia privacy!
  • Pago ogni acquisto con la carta di credito, permettendo così alla banca sia di perfezionare la mia profilazione di cliente, sia di riconoscere i luoghi in cui sono stato, i mezzi di trasporto che ho utilizzato e persino il nome dei medicinali che ho comperato. Però io difendo la mia privacy!

Ah, la privacy! Meraviglioso concetto totalmente ignoto! Su nessun vocabolario trovo una definizione soddisfacente di privacy, ma io non demordo: la difenderò sempre!
La difenderò con unghie e con denti (anche con i denti finti che ho pagato con la carta di credito, così la banca sa quanti ne ho!).

Mai e poi mai installerò l’App Immuni. Sia maledetta quella App indiscreta, progettata per difendermi da un banale e innocuo virus. Eh, NO! Io sono più furbo! Io difendo la mia privacy!

Info su Roberto Ceriani

Roberto Ceriani, classe 1950, laureato in Fisica, dopo molti anni di insegnamento ha vinto il 1° concorso per Dirigente Scolastico e quindi, dopo aver fatto questo nuovo lavoro per alcuni anni, è andato in pensione per raggiunti limiti di età. Interviene spesso su Facebook su problematiche riguardanti il mondo della scuola. “Autore di libri di Fisica per Licei e di numerosi testi di divulgazione informatica. Formatore di insegnanti in Lombardia e nelle regioni del Sud. Ha lavorato 9 anni all’IRRSAE-IRRE Lombardia dove si è occupato di Progetti Europei di formazione docenti e di analisi statistiche di dati internazionali sugli apprendimenti (Progetto OCSE-PISA). Attualmente, per conto dell’Invalsi, si occupa di valutazione delle scuole italiane e, per conto dell’USR Lombardia, è impegnato nelle attività di valutazione dei Dirigenti Scolastici”
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Una risposta a io difendo la mia privacy !?!?!?

  1. Daniele Marini scrive:

    La "dotta" opinione del prof. Marini è che la "privacy" è un bel mito.
    Partiamo dal presupposto che la libertà assoluta non esiste, ma è sempre condizionata dal non dover danneggiare altri.
    Nelle società civili questo si traduce in norme di legge che limitano l'esercizio della libertà. Quelle Costituzionali fissano i paletti dei principi fondamentali, sempre riservando alla legge di delimitarli. Per quanto riguarda i dati e la loro riservatezza (anch'io preferisco il termine riservatezza a quello di privacy) chi trancia giudizi semplificati dimentica, come ricorda Ceriani, che riveliamo i nostri dati consapevolmente o inconsapevolmente sempre in ogni momento, sia in rete sia con l'uso di mezzi di pagamento digitali, tessere ecc. sia infine con il semplice rapporto sociale, per cui il macellaio sa che taglio di carne preferisco e il droghiere se preferisco il te o la malva.
    Tutti vedono se ho i capelli lunghi, se la signora è una finta bionda o naturale. Chi poi non comprende come funziona la tecnologia digitale non si rende conto che esistono innumerevoli soluzioni alla riservatezza dei dati. Riservatezza che non potrà mai essere assoluta: come i ladri posso entrare in casa nostra, così i ladri di dati (chiamati hacker) possono intromettersi nei server e rubare informazioni dalla password a dati sensibili riguardanti la salute.
    La crittografia e la costruzioni di database che separano le informazioni anagrafiche (nome e cognome) dai dati associati sono alcune delle soluzioni possibili. Ripeto non assolute, ma molto, molto forti. Pensate a una soluzione semplice che usa crittografia e separazione dei dati anagrafici. La chiave che associa i dati anagrafici dai dati sanitari, ad esempio, potrebbe essere gestita dalla Autorità delle comunicazioni o dalla Autorità della privacy. Mettiamo ora sull'altro piatto della bilancia il vantaggio di raccogliere dati sanitari, anche molto più puntuali che la sola possibilità di essere entrati in contatto con potenziali infetti. Pensate a una banca dati sanitari non solo dei cittadini italiani, ma addirittura di quelli Europei.
    Abbiamo capito che problemi come le epidemie non si possono risolvere in un solo paese, anche immaginando un rifiuto totale della globalizzazione. Viceversa permettere a medici e scienziati di accedere a una banca dati sanitaria di 400 mln di cittadini permetterebbe di analizzare i meccanismo di propagazione della epidemia, di analizzare le risposte immunitari e ai farmaci. Un gruppo di ricercatori che volesse testare un nuovo farmaco potrebbe selezionare soggetti con le caratteristiche desiderate sull'intero territorio Europeo. Accedendo poi alla chiave di associazione nome-dati, attraverso l'organismo di garanzia e nel quadro di un protocollo etico approvato da istituzioni ospedaliere coinvolte ecco pronto un gruppo di test su cui valutare l'efficacia del farmaco. Non sono un biologo o un farmacologo e non so immaginare altri casi ancor più interessanti, salvo ricordare che un data base sanitario europeo potrebbe permettere di studiare malattie come Parkinson, Alzheimer, varie forme di cancro, con una efficacia enorme. Mi fermo qui per concludere che di fronte una ideologica e fallace opposizione fondata su un principio vago come la privacy, avremmo la possibilità di un enorme potenziamento della capacità di azione sanitaria.

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