scuola 20/21 – di Antonio J. Mariani

Se ne parla e si ha da dire sulle scelte della ministra, sui banchi e un po’ su tutto.

Ma, mi domando, i genitori sono pronti a fare la loro parte?

Meglio ancora: indipendentemente dalla scuola, chi ha a che fare con le persone in crescita svolge il ruolo che dovrebbe?

La domanda mi sorge spontaneamente perché è sotto gli occhi di tutti che le cose non sembrano girare per il verso giusto. Per esempio, non mi pare che, in tempi in cui ci si preoccupa se c’è connettività (così che il proprio dispositivo funzioni al meglio), si registri un altrettanto premurarsi che vi sia sintonia con il proprio figlio e, quindi, avere attenzione con quel che egli prova nei vari momenti della vita interiore, pertinenti al mondo degli affetti e delle emozioni.

Vedo non pochi padri e madri che ritengono di fare la loro parte perché ascoltano i contenuti dei racconti che il proprio figlio illustra – quando, ancora, lo fa – , ma la loro parte si deve spingere ben oltre: deve desumere quel che viene trattenuto nell’ombra; deve cogliere tutti i segnali non verbali (gesti, toni, timbri, ecc.); deve, in particolare modo, immedesimarsi.

Per farlo, è soprattutto sulla parte non esplicitata che ci si deve concentrare. Perché, limitarsi a quel che viene manifestato a parole, inevitabilmente comporta il dare eccessivamente spazio all’essere concilianti, premessa che induce ad quell’inclinazione che è lì ad attenderci dietro l’angolo: il permissivismo.

La comprensione, invece, prevede che, chi è in ascolto, faccia silenzio e lasci in cantina tutto il suo apparato di opinioni, critiche e giudizi. Tacere è il presupposto per determinare un clima favorevole affinché avvenga l’incontro sul ponte. E’ nell’ascoltar tacendo che si verifica il rispetto della diversità (che, inevitabilmente, c’è).

E, invece, si ricorre alle frasi, troppe frasi: spacciate come componenti di un dialogo mascherato, praticamente inesistente. Su questa scia, l’interlocuzione si spegne. Il figlio può apparire maleducato, ma il genitore, di sicuro, è diseducato. Non mi pare per niente che sia sulla lunghezza d’onda di fare in modo che, man mano che la persona in crescita si approssima all’età adulta, il suo ruolo diventi talmente secondario da risultare progressivamente superfluo: a questo – sì, sì ! – dovrebbe tendere la figura genitoriale, non ad essere sempre presente, a portata di clic.

 

Info su Antonio Mariani

Sono nato nel 1945. Finora (esagerando un po’), più o meno 7 vite: 1) dal 1960 al ’67 (quindi, dai 15 ai 22 anni): segretario di reparto in una nota azienda elettrodomestica; 2) ’67 e ’68 anni anni sabbatici (in giro in autostop) e leader movimento beat; 3) dal ’68 al ’73: esperienza “sessantottina” e pittorica; 4) dal ’73 al ’79: attività artistica e operatore culturale; 5) dal ’79 al '82: responsabile tv locale a Monza + direzione di due riviste cinematografiche; 6) dal 1982 al 2012 responsabile Banca Dati Tv-Cinema per Fininvest/Mediaset; 7) dal 2012, in pensione (dedicando l’attenzione non all’andamento nei cantieri, ma ai lavori in corso dell’esistenza).
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