Gabriele della Pirelli – di Cesare Cerea

Ho saputo della morte di Gabriele Malpezzi da un post di Gianni Bombaci, un vecchio amico della CGIL, ormai queste notizie corrono così, anche questo segna la distanza del mondo in cui con Gabriele abbiamo cominciato a fare politica tanti anni fa nel Cub. della Pirelli.

Lui impiegato, io giovane studente universitario, allora usava così, si cercava una pratica militante con quella, che tra qualche mitologia e processi reali , vedevamo come il fulcro dei processi sociali, la classe operaia e la grande fabbrica.

Una storia interessante quella dei Cub, un serio esperimento democratico e di nuova pratica sindacale, con radici profonde a Milano, che credo molto abbia aiutato anche il sindacato a innovarsi, processi e meriti purtroppo poco ricordati e poco studiati.

Allora Gabriele era, con Cipriani (Cippone) ed altri un militante impegnato, molto più concreto e meno ideologico di noi studenti, un pragmatico, con una storia personale di uomo popolare dell'hinterland milanese, cresciuto in un universo di sinistra, con un padre che era stato partigiano.

Il suo essere pragmatico, concreto, pur essendo un militante impegnato, non gli impediva di aver un disincantato senso dell'ironia, atteggiamenti che sono stati caratteristica costante che ho ritrovato nei suoi comportamenti , nella nostra comune militanza sindacale e politica, per molti anni in un lavoro comune in CGIL.

Ricordo il lavoro insieme alla Camera del lavoro di Milano, noi avevamo un imprinting diverso da molti altri del sindacato che non venivano dalle nostre esperienze, gli anni di impegno fuori dalla casa madre PCI ci avevano attrezzati ad essere più curiosi, a sperimentare di più, ad auto orientarci con maggiore pragmatismo ed autonomia, ad essere diffidenti verso un eccesso di conformismo, a pensare all'autonomia del sindacato come una condizione ed un valore decisivo.

Ricordo che si fece insieme a Gabriele ed altri un lavoro che, per una delle prime volte, posizionava la CGIL milanese, senza le solite prudenze diplomatiche, su un versante diverso da quello del PCI, su un tema che invadeva l'attività e lo spazio amministrativo del partito.

Si aprì una riflessione sui temi del traffico, dell'inquinamento, di come contrastarlo,di come valorizzare il trasporto pubblico, e sulla misura che veniva avanzata di chiudere il centro storico, con la Camera del lavoro favorevole e il PCI con una gamma infinita di dubbi ed esitazioni.

Ricordo le discussioni infinite nel cuore della vicenda di Tangentopoli, che vedevano il sindacato fare da tenuta ad un crollo generale politico ed istituzionale e esercitare un ruolo di supplenza,in difesa di molte aziende pubbliche, dagli appetiti di gruppi privati, ma anche di un ruolo della magistratura che non ci convinceva del tutto. A differenza di molti nel Pci noi che venivamo da un'altra scuola, avevamo un retroterra di disincanto verso l'affermarsi di un eccesso giacobino, che con eccessiva condiscendenza si andava scambiando per novità politica.

Gabriele è stato un solidissimo pragmatico, refrattario all'ideologismo astratto, all'innamorarsi di questa o quella moda effimera, che ha attraversato troppo spesso la sinistra, pur essendo saldissimo nei suoi valori fondamentali e questa propensione, la sua concretezza, il suo solido pragmatismo si è affermato ed ha valorizzato tutti gli ambiti di lavoro di cui si è occupato in CGIL.

Come accade tra amici, presi dalle vicende quotidiane, ci si incontrava in occasioni di convegni, manifestazioni, siamo stati segnati entrambi recentemente dalla scomparsa di Emilio Genovesi, di cui siamo stati grandi amici.

Perdo un amico, una persona solidamente e pragmaticamente di sinistra, un uomo popolare per cultura, provenienza familiare e pratica di vita, uno dei compagni ed amici che non sono solo un ricordo di un sogno giovanile comune, ma sono stati intrecci di storie di vita.

In un post su FB, ho ripreso nei giorni scorsi una riflessione di Cominelli a proposito di Strada che credo piacerebbe al pragmatico Gabriele : “...ciò che la mia generazione rivoluzionaria ha fallito è appunto fare la rivoluzione! Meno male! Tuttavia a molti di noi è successo quello che accadde a Cristoforo Colombo, di buscar Levante andando ad Ponente. Fuor da metafora abbiamo cercato la Rivoluzione, ne è venuto qualche piccolo cambiamento. Abbiamo cercato di fare del bene attorno a noi .E qui qualcosa abbiamo migliorato”

Personalmente sono più ottimista di Cominelli, ne è venuto fuori molto di positivo. Dentro la tristezza per la scomparsa di un amico resta la comune ricerca di aver provato insieme a cercare una strada ambiziosa, ma anche la consapevolezza che non si può vivere la propria vita nel ricordo e nella nostalgia, conta quello che si fa e si è fatto e Gabriele, il pragmatico Gabriele, ha fatto molto per molti. Un abbraccio a sua moglie Ester ed a suo figlio. Che la terra ti sia lieve Gabriele.


Questo articolo viene collocato nella pagina dedicata ai nostri compagni morti


 

Info su Cesare Cerea

Cesare Cerea, nato nel 1948, sposato con Cristina, diplomata al Molinari, anche se conosciuta successivamente, insomma un destino per uno che è stato in AO di Milano. Vive a Peschiera Borromeo. Laureato in Scienze Politiche, ha lavorato negli anni settanta nel campo della formazione degli adulti, nei corsi della Regione Lombardia di alfabetizzazione delle 150 ore. Ha successivamente lavorato in Alitalia. Per 15 anni ha lavorato in vari incarichi in CGIL ( Segretario generale del sindacato dei trasporti milanese e lombardo, nella segreteria della CGIL Lombardia). Nel 2000 lascia il sindacato e lavora nel campo della formazione al gruppo Obiettivo Lavoro. Successivamente ha amministrato per 4 anni la società operativa del gruppo Cap. Da quasi sei anni amministra come Vicepresidente, a titolo gratuito, La Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, un museo ed istituzione artistica tra le più antiche e prestigiose di di Milano, con la caratteristica di avere la maggioranza dei soci artisti. E' stato Vice Sindaco della sua città, Peschiera Borromeo. Ha due figli. Oggi è felicemente nonno da due mesi.
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2 risposte a Gabriele della Pirelli – di Cesare Cerea

  1. Paolo Miggiano scrive:

    Un’osservazione a proposito di Gabriele Malpezzi e del modo di Ao di fare politica.
    Il difetto di essere un partito leninista, cioè un partito di quadri
    era che non eravamo un partito popolare. Ci mancava quel passaggio di trasformazione in partito di massa che Palmiro Togliatti copiò sostanzialmente dallo studio del partito nazionale fascista e delle sue organizzazioni di massa. Si tratta dei corsi tenuti da Togliatti a Mosca, negli anni Trenta, sugli avversari, pubblicati anche col titolo di “Lezioni sul fascismo”.
    L’aspetto positivo del partito di quadri era che eravamo educati, anche da soli, a costruirci una interpretazione e una linea politica. Anche quando l’organizzazione non aveva elaborazioni su quel tema.
    Quando stavamo in una situazione, ci entravamo dentro completamente. Soprattutto se la situazione era proletaria, ma non solo.
    Ciò derivava dal nostro impegno nello studio e nell’inchiesta. Alfredo, il figlio della Giulietta Banzi in Bazoli, la nostra militante uccisa da una bomba fascista a Brescia, deputato del Partito democratico, ha scoperto, in un dibattito sul libro “Volevamo cambiare il mondo”, che non era solo sua madre ad aver studiato tanto marxismo, ma tutta un’organizzazione di “professorini”. Ciò lo ha stupito e l’ha commosso.
    Studiavamo così tanto le cose, stando nelle situazioni, che, noi studenti, ci prendevano spesso per operai. Oppure, quando lavoravo coi militari, mi prendevano per un sottufficiale o un ufficiale. E, se la linea non c’era, te la facevi.
    Mi ricordo Tullio De Mauro, docente di linguistica all’università di Roma, poi diventato ministro. Come Ao universitaria o di Lettere avevamo fatto un opuscoletto sulle centocinquanta ore. Lui mi ferma a mi chiede: “Ma è una cosa seria?”. A me, che non ero nessuno di blasonato. “La cosa è seria se la fai, la facciamo seria”, gli risposi. Non era una finta per regalare agli operai centocinquanta ore retribuite dal padrone. Poi parlammo un po’ delle sue ricerche sui vocabolari d’italiano di base e avanzati. Lui si convinse e fece un corso delle centocinquanta ore su quel tema. Noi eravamo così.

  2. Carlo Parietti scrive:

    Gabriele Malpezzi, un grandissimo "quadro operaio" della Pirelli.
    Io ce l'ho impresso in un'immagine straordinaria, quando nel 1975, la Camera del Lavoro di Milano, guidata Lucio De Carlini, chiamò, praticamente all'improvviso, i lavoratori delle grandi fabbriche milanesi a scioperare e a manifestare in piazza San Babila per sgomberarla dai fascisti …
    Il Quotidiano dei Lavoratori mi mandò a vedere, e Gabriele era nella prima fila delle tute bianche della Pirelli. Senza violenze gli operai "davano una dimostrazione" (non a Reggio Calabria come nella canzone di Giovanna Marini, ma a Milano!) e ridavano fiato alla libertà.
    Non lo vedevo da decenni … A volte la vita divide anche coloro che sono stati sempre dalla stessa parte e nelle stesse organizzazioni; e la (notizia della) morte riunisce; dolorosamente. Grazie a Cesare Cerea e Claudio Cereda per questo tristemente bellissimo ricordo.

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