Ischia come la striscia di Gaza

E' in corso la polemica politica intorno alla devastante frana di Casamicciola (Ischia): si poteva evitare?

Colpa dei Condoni e di chi li ha reiterati? Come si evitano queste tragedie?

Faccio riferimento alla immagine di apertura per osservare che l'isola d'Ischia, per i meccanismi incontrollati del profitto, assomiglia in termini di densità abitativa alle immagini dall'alto della striscia di Gaza: un cono centrale ad elevata pendenza, colorato di verde e poi case, strade, case, giù fino al mare.

In effetti l'isola ha una estensione pari a un terzo del territorio di Monticiano, dove vivo; ma noi siamo mille e quattrocento e loro sessantamila che diventano il triplo in alta stagione e stiamo parlando di un bene ambientale tutelato.

Secondo me ciò che non va è un meccanismo di sviluppo in cui è il profitto che determina l'uso incontrollato del territorio.

Qualcuno dice che è sempre stata così ma non è vero; non era così nell'ottocento quando le parti urbanizzare erano solo le coste e solo in parte, ma non era così anche nella prima metà del 900 quando l'isola aveva già avuto i suoi problemi in termini sismici e di alluvioni, ma il territorio veniva comunque rispettato e protetto.

Basta vedere questa immagine del 1935 ripresa da una relazione predisposta da quello che sarebbe divenuto il Corpo Forestale dello Stato, ora Carabinieri forestali.

Il monte Epomeo presenta pendenze e strutture geologiche superficiali in grado di innestare frane devastanti e per questa ragione sono stati predisposti sin dagli anni 30 canali di drenaggio delle acque in grado sia di far perdere energia a ciò che cade sia di evitare l'accumulo di materiali pericolosi.

Naturalmente, questi sistemi funzionano finché si fanno le dovute manutenzioni e le manutenzioni si fanno se il modello di sviluppo prevede la difesa della agricoltura di montagna per cui la difesa del territorio diventa un elemento di cura del proprio mondo da parte di chi ci vive e se la pianificazione urbanistica si occupa di porre limiti sia assoluti sia relativi agli insediamenti abitativi e alle opere di urbanizzazione primaria.

Nulla di tutto questo, o meglio, nel tempo il lavoro di pianificazione è avvenuto, ma la pianificazione si è accompagnata, come è costume in molte terre dell'Italia Meridionale, con forme di abusivismo diffuso in grado di annullare ogni salvaguardia verso i processi edificatori. Si tratta di un tipo di abusivismo che raggiunge punte del 40% dell'edificato e che, per via di quel tipo di incidenza si mescola subito con neologismi quali abusivismo di necessità.

E tale abusivismo innesca immediatamente quello dei condoni e della mancata esecuzione dei provvedimenti di sequestro e demolizione. Ogni volta chi governa pensa di sanare la situazione con un condono che sarà poi seguito da un altro perché quello precedente non è bastato e quello successivo avrà maglie necessariamente più ristrette perché nel frattempo sono maturate le coscienze ambientali e la coscienza della pericolosità della edificazione fuori contesto, o meglio in contesto di pericolosità.

Ma la logica del condono produce anche un altro meccanismo perverso; la consapevolezza che rispettare le norme è da fessi e che se non si rientra nel condono attuale, basta attendere perché ne verrà un altro e comunque nella attesa le case abusive resterannoi lì (divertente la polemica tra la associazione dei Sindaci, punta sul vivo, e il ministro dell'ambiente Fratin, reo di non aver pesato le parole).

E' questa la logica che ha consentito di riempire il vallone dove stavano le briglie di raccolta di case e di strade e oggi si discute delle responsabilità del primo governo Conte che nel 2018 infilò nel decreto sul ponte Morandi (Genova) un articolo che consentiva di far rientrare nelle previsioni del primo condono Craxi del 1985 ciò che non era sanabile alla luce del successivo condono di Berlusconi.  

Le anime belle, quelle con 5 stelle ci ispiegano che non si è trattato di un condono, ma di un adeguamento di norme e procedure. Chi votò a favore (Lega e Fratelli d'Italia) spiega che a loro interessava ricostruire il ponte Morandi … e tutti vissero felici e contenti.

 

Info su Claudio Cereda

nato a Villasanta (MB)il 8/10/1946 | Monza ITIS Hensemberger luglio 1965 diploma perito elettrotecnico | Milano - Università Studi luglio 1970 laurea in fisica | Sesto San Giovanni ITIS 1971 primo incarico di insegnamento | 1974/1976 Quotidiano dei Lavoratori | Roma - Ordine dei Giornalisti ottobre 1976 esame giornalista professionista | 1977-1987 docente matematica e fisica nei licei | 1982-1992 lavoro nel terziario avanzato (informatica per la P.A.) | 1992-2008 docente di matematica e fisica nei licei (classico e poi scientifico PNI) | Milano - USR 2004-2007 concorso a Dirigente Scolastico | Dal 2008 Dirigente Scolastico ITIS Hensemberger Monza | Dal 2011 Dirigente Scolastico ITS S. Bandini Siena | Dal 1° settembre 2012 in pensione | Da allora si occupa di ambiente e sentieristica a Monticiano e ... continua a scrivere
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