Caterina va in città – Paolo Virzì

Ho finito di guardare Caterina va in città" del 2003. Molto bello e complesso. Chissà se i romani si sono incazzati come i brianzoli?
Eppure Virzì li descrive in maniera impietosa certi ambienti romani e, alla fine, Caterina ritorna a Montalto di Castro, mentre il babbo professore (alienato dalla scuola e tradito dalla moglie che non lo regge più) se ne va per il mondo (?) con la sua vecchia Guzzi V7.

Il film può essere visto come una descrizione delle dinamiche degli strati dominanti della capitale, come un film sulla adolescenza, come un film sulla scuola e sui professori.

Caterina Iacovoni (Alice Teghil, esordiente) è una ragazzina di 14 anni con la faccia dolce della innocenza e la capacità di adattarsi degli adolescenti-bambini. Il padre Giancarlo (un bravissimo Sergio Castellitto) è un professore di ragioneria che assomiglia a tanti professori che ho conosciuto: si sente irrealizzato, non ne può più della cafonaggine degli alunni, è preciso e un po' maniacale, ha un romanzo nel cassetto, tratta la moglie Agata (Margherita Buy) in maniera oppressivo-ossessiva, ha la fissazione della precisione espressiva, si sente frustrato quando pensa agli anni in cui girava in moto.

Nelle prime scene Giancarlo annuncia (con piacere) ai suoi alunni di quinta che li sta per lasciare.


Questo è il programma di quest'anno. Ma… come forse già saprete, lo porterete all'esame con un altro insegnante perché il provveditorato di Roma, bontà sua, ha finalmente dato ascolto alla mia ennesima, e credo sacrosanta, richiesta di trasferimento del sottoscritto.
Nel congedarmi da voi, però… voglio dirvi una cosa: Che… tutte le ore, passate insieme in quest' aula,.. tutte le giornate, trascorse qui, sono state le più… inutili, e deprimenti, della mia vita.
Mi domando perché abbiate perso tanto tempo a venire in una scuola che di per sé, non serve a niente, ma in particolare per voi, voi venti, ventuno, quanti siete che, a mio modesto parere, siete… assolutamente e irrimediabilmente inadatti a qualsiasi tipo d'apprendimento. Concludendo… siete una delle… peggiori e… e più avvilenti esperienze che si possano augurare ad un insegnante. E, se permettete, voglio dirvi un'altra cosa…


(Campanella che suona; gli studenti non lo cagano neanche di striscio, si alzano e se ne vanno)
—-


Virzì si è documentato bene perché scene del genere le ho sentite raccontare dagli studenti e dagli interessati (in sala professore) una miriade di volte e fanno parte della patologia della funzione docente. Giancarlo, alla fine, darà fuori di matto e, dopo una sceneggiata al Maurizio Costanzo sarà dichiarato inidoneo all'insegnamento.

La famiglia si trasferisce dunque a Roma nella casa dei nonni (defunti) e così Caterina si iscrive nella scuola media del centro dove aveva già studiato Giancarlo trent'anni prima. La scuola è una di quelle del centro sia per tipologia di edificio, simile ai licei classici più "in", sia per tipologia di utenza: ragazzine cresciute troppo in fretta, figlie della "bella gente" di un certo mondo romano, equamente divise tra estrema destra ed estrema sinistra con due leader naturali (Daniela e Margherita) che si contendono Caterina.

Le scene in classe e quelle di contorno fanno riflettere, non solo Caterina, sulle differenze tra il mondo della città e quello di provincia e Caterina lo dice al professore che le chiede la sua opinione su un dibattito acceso tra opposte fazioni.


Appunto, mi piacerebbe sentire il parere di una persona, che viene da una realtà così diversa da quella romana.

Eh, scusi professore, la discussione mi interessa molto, ma veramente non mi sento molto preparata sull'argomento. A Montalto, tra ragazzi, di queste cose proprio non se ne parlava.

Ma ci stanno le teste rasate?

Eh, i miei cuginetti quando hanno preso i pidocchi alla scuola materna.

Non mi dire che non ci sta neanche un centro sociale?

Beh, c'è il centro sociale Tombolone. Ci sta un gruppo di pensionati simpaticissimi che organizzano tornei a scopone, scampagnate al Santuario. Però mi sa… che… beh infatti non è la stessa cosa che dicevate voi.


Daniela è figlia di un parlamentare di Alleanza Nazionale (Claudio Amendola) che è approdato a Roma proveniendo dal mondo del "nero più nero" e a Roma si è ripulito con gli affari e la moderazione, Margherita ha una madre intellettuale che se la intende con Michele Placido (nella parte di se stesso) e un padre intellettuale separato con l'aria sdrucita (Flavio Bucci). Caterina passa attraverso questi due mondi, che Virzì ci descrive con estrema precisione, conservando la sua innocenza e capacità di stupirsi. Ha voglia di socializzare ma quel mondo sembra non contaminarla sia quando ci sta in mezzo sia quando la maltratta. Non è così per Giancarlo che si rende conto con tristezza e delusione che quel mondo, apparentemente in conflitto, è omogeneo tra destra e sinistra, omogeneo nel tagliar fuori i poveri cristi.

Lui che aveva sperato nel trasferimento è finito dalla padella nella brace:

Ti dico solo una cosa, amore mio: Stamattina ha smontato la troupe televisiva di una fiction ambientata in un carcere. Mi sa tanto che ai ragazzi, con la faccia che se ritrovano, gli hanno fatto fare le comparse. Solo questo ti dico.

Si va avanti così: Caterina passa l'esame di III media e, inaspettatamente per lei, ce la fa ad entrare al Conservatorio; Giancarlo è sparito con la sua V7 rimessa in ordine dopo essersi accorto che la moglie un po' svampita, un po' tonta, ha finito per cedere alle avance di un amico di infanzia.

Come dice Caterina: Sta di fatto che alla misteriosa fuga di papà non ci pensiamo quasi più. Forse perché segretamente speriamo che, ovunque si trovi, adesso sia più felice.

I suoi amorini sono tutti finiti male o per ragioni di classe o perché, l'australiano vicino di casa, è ritornato oltreoceano con la mamma.


A volte la notte, mamma si sveglia di colpo, e viene a dormire nel letto con me. Ma in generale il suo umore è buonissimo. E anch'io devo ammetterlo, non c'è male.
Ho trovato una spiegazione a tutto questo in un documentario scientifico visto alla TV… Dicevano che al contrario dei pesci, che coi loro occhi guardano di lato  e delle mosche che invece guardano dappertutto, noi umani possiamo solo guardare avanti.


Il mio voto: 9.5


 

 

 

Info su Claudio Cereda

nato a Villasanta (MB)il 8/10/1946 | Monza ITIS Hensemberger luglio 1965 diploma perito elettrotecnico | Milano - Università Studi luglio 1970 laurea in fisica | Sesto San Giovanni ITIS 1971 primo incarico di insegnamento | 1974/1976 Quotidiano dei Lavoratori | Roma - Ordine dei Giornalisti ottobre 1976 esame giornalista professionista | 1977-1987 docente matematica e fisica nei licei | 1982-1992 lavoro nel terziario avanzato (informatica per la P.A.) | 1992-2008 docente di matematica e fisica nei licei (classico e poi scientifico PNI) | Milano - USR 2004-2007 concorso a Dirigente Scolastico | Dal 2008 Dirigente Scolastico ITIS Hensemberger Monza | Dal 2011 Dirigente Scolastico ITS S. Bandini Siena | Dal 1° settembre 2012 in pensione | Da allora si occupa di ambiente e sentieristica a Monticiano e ... continua a scrivere
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