per restare sui fondamentali

Confesso di essermi smarrito nelle discussioni di dettaglio su La buona scuola di cui condivido alcuni punti chiave (l'organico funzionale, la dirigenza, il potenziamento della autonomia, la riduzione drastica del precariato) che, per altro, sono risultati indeboliti dalle mediazioni parlamentari, ma il fatto di avere due nipoti che frequentano la scuola elementare mi ha indotto a riflettere su alcuni elementi che caratterizzano la proliferazione di materie e di docenti nel primo ciclo di istruzione.

Ci avevo già riflettuto ai tempi della proposta gelminiana sul maestro unico. Secondo me si trattatava di una proposta eccessiva ma che coglieva un elemento importante: la necessità che i bambini si trovino davanti delle figure di riferimento significative sul piano complessivo e che la diversificazione del sapere, in fase evolutiva, avvenga gradualmente.

La scuola media inferiore è il luogo in cui il ragazzino incontra le materie e, insieme alle materie, incontra i professori: deve imparare ad organizzare lo studio, deve imparare a rapportarsi con figure professionali diverse, ciascuna portatrice di diversità culturali e di linguaggi specifici., E' già una cosa complicata da fare tra gli 11 e i 14 anni, ma ci si prova.

E perché tutto ciò, in maniera più o meno consapevole si sta spostando alle elementari? Maestro/a di italiano, di matematica, di scienze, di storia, di geografia, di musica, di arte, di inglese, di religione e magari anche di ginnastica (educazione motoria), con sovrapposizioni di persona bizzarre e variabili nel tempo. Ma vi pare il caso?

La giustificazione teorica è quella della specializzazione professionale. E allora come mai chi insegna storia, l'anno dopo, per esigenze di cattedra, si trova ad insegnare scienze e musica e che dire dell'inglese, introdotto perché si deve e affidato a maestri che hanno fatto un breve corso di aggiornamento per averne titolo?

E' chiaro che se uno viene chiamato ad insegnare solo storia o solo scienze tenderà a dare un senso al proprio insegnamento di poche ore eccedendo in argomenti e correndo il rischio del nozionismo. Fare, fare, fare, verificare, verificare …. E' un meccanismo che ho ben conosciuto nei licei e che produceva effetti dannosi sulla crescita culturale degli studenti. Figuriamoci alle elemntari.

La mia proposta è quella del buon senso: due maestri prevalenti: uno per l'area linguistica e l'altro per l'area scientifica e ciascuno di essi introduce le conoscenze collaterali all'Italiano e alla Matematica. Ciascuno di essi lo fa cercando di far cogliere la specificità di quelle discipline con l'uso di tutto ciò che è in gradi di appassionare (dagli strumenti audiovisivi alla sperimentazione pratica) al posto di parole … parole … parole.

 

Info su Claudio Cereda

nato a Villasanta (MB)il 8/10/1946 | Monza ITIS Hensemberger luglio 1965 diploma perito elettrotecnico | Milano - Università Studi luglio 1970 laurea in fisica | Sesto San Giovanni ITIS 1971 primo incarico di insegnamento | 1974/1976 Quotidiano dei Lavoratori | Roma - Ordine dei Giornalisti ottobre 1976 esame giornalista professionista | 1977-1987 docente matematica e fisica nei licei | 1982-1992 lavoro nel terziario avanzato (informatica per la P.A.) | 1992-2008 docente di matematica e fisica nei licei (classico e poi scientifico PNI) | Milano - USR 2004-2007 concorso a Dirigente Scolastico | Dal 2008 Dirigente Scolastico ITIS Hensemberger Monza | Dal 2011 Dirigente Scolastico ITS S. Bandini Siena | Dal 1° settembre 2012 in pensione | Da allora si occupa di ambiente e sentieristica a Monticiano e ... continua a scrivere
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