Il cammino di Santiago, giorno dopo giorno – 2

Siamo alla seconda settimana. Giovedì 29 agosto, Logrono: Ada si sveglia alle 6:45 e si parte alle 7:30. Oggi facciamo 23km, meno salite, ma due faticose. Ora i campi sono tutti di viti e terra rossa, dopo lunghi tratti desertici arriviamo affaticati a Najera, me par minga vera. Siamo a 168km fatti un po' a piedi, un po' camminando.

Il pomeriggio é il momento più duro, dopo la doccia e il lavaggio dei panni ti senti distrutto, il raffreddore va meglio. Verso sera ci riprendiamo un po' ma non vi dico quanti sbadigli fa Ada. Ottima cena la migliore finora, 11euro ma li valeva, solo mezzo litro di vino, ma buono. Stanotte siamo in due letti affiancati quasi un matrimoniale, alla mia destra ho un'australiana il cui trisnonno era di Poschiavo.

Da sabato dormiamo sempre in basso, meno male; gli hospitaleri sono gentili e ci vedono vecchietti, stare sopra é un problema. Stasera saltiamo la benedizione, per un po' siamo a posto. Scusate ma questi computer sono lentissimi. Il resto alla prossima volta.

Ada: sono 12 giorni che faccio il primo turno dalle 6 alle 14, anche alla domenica. Al mattino quando le macchine si avviano cerco di resistere, ma il mio capo turno dopo 20 minuti mi fa un richiamo verbale. Io sono iscritta alla Cgil ma qui non ho rappresentanza sindacale. Così mi alzo e quando usciamo la luce é ancora venata di scuro e il giorno arriva dolcemente. Mi piace!! Luigi, a parte alcune illazioni su di me e certe dichiarazioni impegnative che vorrei contenere, ma essendo per la libera espressione non posso, é un amorevole e piacevole compagno di cammino. É sempre preparato sul cammino che abbiamo davanti, le sue altimetrie sono sempre precise. Dà informazioni a tutti quelli che chiedono. Ormai potrebbe fare la guida. Non rispondiamo singolarmente ma sapere che ci seguite é un po' come essere a casa.

Venerdì 30 agosto, Najera: sono sveglio dalle 3, alzato dalle 5, la mia bella dorme fino alle 6:30, il rifugio é grande ma lei é l'ultima. Colazione al bar e partiamo alle 7:20. Subito in salita, tutto il giorno saliscendi, come vorrei una pianura rilassante. Sempre colline tondeggianti qui torna il giallo del grano e grandi campi di cime di rapa. Per chilometri non c'é una casa, neanche un casotto di campagna.

Nell'unico paese che attraversiamo facciamo spesa e dopo la salita più ripida, sosta con mega panino. Poi compare Santo Domingo, sembra vicino, ma si cammina ancora un'ora e ci arriviamo alle 13. Oggi 21 km, 190 in tutto. Siamo nel monastero delle suore cistercensi del 1600; è bello e si sta bene; le suore sono nell'edificio vicino.

L'entrata alla cattedrale costa 3€ (le leggende e i miracoli servono ovunque per tirar su dei soldi). La vita del pellegrino é faticosa ma mi piace. Anche stasera mangiamo bene, alla riojana col solito vino tinto. É bello stare qui con Ada, ragazza meravigliosa, ogni giorno sono più innamorato.

Io col mio spirito giovanile sono sicuramente un ragazzo, Ada é più giovane di me quindi é una ragazza, mentre tu, se mi permetti la battuta, come diceva Lenin, sei addirittura nella fase infantile del comunismo.

Sabato 31 agosto, Santo Domingo de la Calzada: alle 6,15 accendono la luce e Ada é costretta a svegliarsi, partiamo alle 7 dopo un caffelatte della macchinetta e una pesca. Dopo 6 km facciamo colazione al bar, a Granon e cerchiamo di visitare l'albergue che sta nel campanile della chiesa, ma riusciamo solo a vedere le scale, perché al mattino fanno le pulizie.

Ora sono finiti i filari di viti, ci sono campi di girasoli e di ceci. Oggi 17 km con meno salite dei giorni scorsi, ma poi ci sono anche i km che si fanno nei paesi per visitarli e fare acquisti e cena e le scale, magari dormi al secondo piano, docce e bagni sono al primo, cucina e stendino a piano terra: sempre su e giù con le gambe di legno.

Comunque abbiamo superato i 200 km e arriviamo a Tosantos, 4 case, 1 bar e l'albergue parrocchiale, gli hospitaleri gentili ci abbracciano, ma ci sono i materassini a terra e nemmeno il cuscino. Però la doccia é calda e la cena è comunitaria nel rifugio tutti intorno al tavolone. Siamo a 820m, clima freschino, sole e vento, come sempre, meno mosche del solito.

Alle 18 salita per fortuna senza zaino, per visitare una chiesetta scavata nella roccia, la signora devota, fin troppo, vorrebbe farmi recitare l'Ave Maria, per fortuna interviene Beppe in mio aiuto, perché io non me la ricordo. Prima di dormire preghiera nella cappella un po' particolare, seduti per terra, senza ciabatte, il tutto ha un aria un po' new age e gli hospitaleri mi sembrano un po' esaltati, un po' di retorica sul Cammino.

Poi si leggono in varie lingue (anche noi in italiano) preghiere e messaggi lasciati dai pellegrini precedenti. Prima di dormire procuro un secondo materassino per Ada che é delicata. Dormiamo, figurati, stanchi come siamo

Domenica 1 settembre, Tosantos: io ho dormito, Ada invece meno bene del solito. Mai più materassini a terra. Colazione tutti insieme e via alle 7:25. Si sale gradualmente, passiamo due paesini e al terzo sosta al bar. Poi la salita si fa più ripida, siamo sopra i 1000 metri, macchie di erica lilla, entriamo nella foresta prima di querce e carpini, poi di pini.

Questa tappa sui monti de Oca nel Medioevo faceva paura per i banditi e per i lupi che li infestavano. Camminiamo per 12,5 km nella foresta; punto più alto il monumento ai caduti della guerra civile a 1150 metri. Il tempo é nuvoloso, ventilato e fresco, non sudiamo nemmeno in salita. Camminiamo molto con Beppe, bergamasco cattolico del PD, gran parlatore che conosciamo ormai da 10 giorni. Poi lo lasciamo per fermarci a mangiare 2 tortillas frittata e salsiccia che abbiamo nello zaino. Acqua delle fonti che qui é buona.

Comminando tra i girasoli arriviamo alle 12,30 a San Juan de Ortega, dove c'é una bella chiesa e il monastero enorme e in disuso tranne la parte dove c'é l'albergue dove alloggiamo. Arrivando tra i primi ci prendiamo un bel angolino con 2 letti non a castello. Un po' di chiacchiere al bar con pellegrini vari e poi doccia e lavaggio panni.

Pomeriggio di riposo con sole caldo e vento ma si sta bene coi pantaloni lunghi e la felpa. Sui letti ci sono anche coperte pesanti, di notte serviranno. Saltiamo la messa delle 18 ma Ada fa a tempo a prendersi la benedizione dei pellegrini. Qui oltre il complesso monastico ci sono solo due case e un bar dove mangiamo a un tavolino piccolo diviso con due tedeschi, padre e figlio, caciaroni che fanno un tratto breve e in senso inverso, interessati solo al vino della zona.

In giro ci sono solo pellegrini e un po' di turisti in auto (é domenica) che a sera vanno via. Alle 19 arrivano due maltesi che hanno sbagliato strada e sono distrutti. E sì che oggi la strada era tutta diritta!

Lunedì 2 settembre, San Juan de Ortega: caffé alla macchinetta, cantiamo Bella Ciao, Kalinka e Oci Ciorne con dei ragazzi russi e partiamo alle 7, attraversiamo un vasto bosco e al primo paese colazione, poi arriviamo ad Atapuerca, sito dei ritrovamenti di ossa di antichi ominidi, i più antichi e importanti di Europa.

Salita faticosa alla Sierra (1070m), porto sempre un po' del peso di Ada e in salita lei cerca di staccarmi senza pietà. Poi discesa in paesaggio campestre, 2 paesini, ma andando verso Burgos c'é strada asfaltata, lunghi rettilinei assolati attorno a un'enorme area recintata, finché arriviamo alla fermata di un bus con cui facciamo gli ultimi 7km, così ci restano le forze per visitare (in ciabatte) la città che é molto bella, con l'enorme cattedrale.

Spuntino in un bar del centro, é incredibile la varietà di panini e tapas che hanno gli spagnoli. L'albergue di fianco alla cattedrale é nuovo, grande, 6 piani con ascensore. Facciamo un altro giro turistico, io miro ai principali monumenti, ma Ada punta alla pasticceria che ci hanno consigliato dove ci facciamo due specialità del posto con tanta panna. Visitando la cattedrale ritroviamo Beppe e ceniamo con lui. Poi passeggiatina, prelievo al Bancomat, perché comunque si spende e poi mentre la città é piena di gente e di vita, noi ci corichiamo presto.

Martedì 3 settembre, Burgos: fosse vero che, sul lavoro, Ada fa il primo turno, pagherebbe dei bei quarti d'ora. Oggi la sveglio alle 6:15, colazione al bar e partenza alle 7:05. Appena fuori dal bar, di fianco alla Cattedrale troviamo un tedesco che ha già sbagliato strada e perciò ci segue.

Usciamo dal centro e dopo 4 km siamo già in aperta campagna. Il tedesco (si chiama Hans e ha 66 anni) sempre dietro, vuol conversare in inglese così devo star a capire cosa dice e si rischia di sbagliare strada. A 11 km sosta al bar e spesa. Il crucco copia tutto quello che facciamo noi, comincio a non sopportarlo, Ada invece ha lo spirito della crocerossina.

Poi cominciamo a salire verso la meseta, a 15 km bella area di sosta, un'oasi verde nel giallo secco, con tavolo ombra e un'ottima fonte, dove mangiamo e mi tocca scambiare un formaggino con pezzo di salsiccia del crucco. Saliamo ancora sulla prima meseta, paesaggio desolato con pochi alberi e sole che picchia, e poi scendiamo a Hornillos, all'albergue di 4 camere di 12 letti ci capita la più brutta, vicino a degli spagnoli vecchiotti e molto stronzi.

Per la seconda volta di fila devo dormire arrampicandomi sopra il letto di Ada. Quasi tutti nella camera hanno lo zaino trasportato a pagamento, non veri pellegrini. Naturalmente c'é anche il crucco, che alla recepcion mi passa pure davanti, lo ucciderei, ah la brigata Garibaldi, Ada invece lo coccola, ma verso sera il teutonico capisce che non può starci sempre addosso.

Alle 17 arriva anche il rasta a piedi nudi, mangia e poi prosegue sotto il sole. Il paesino agricolo (mosche fastidiose) misero, sperduto sull'altipiano desolato é tutto di vecchie case di pietra, solo un negozio e un bar dove ceniamo, al tavolo con una australiana e una di El Salvador. Si trova gente da Canada, Nuova Zelanda, Usa (anche neri), Svezia, Singapore Corea, molti simpatici, alcuni no.

Finora 266km (naturalmente non contiamo i pochi fatti in bus). Alle 3 di notte vado in bagno e vedo un cielo stellato favoloso, decido di uscire per guardare, rischiando: se la porta si chiude non posso più rientrare, ma ne vale la pena: la Via Lattea più bella che abbia mai visto.

Mercoledi 4 settembre, Hornillos del Camino: Prima delle 6:15 Ada non si sveglia, nell'albergue non funzionano né la macchinetta del caffé né il microonde: colazione con latte freddo e biscotti comprati ieri. Alle 7:05 partenza in leggera salita, alle 8:30 siamo a SanBol bella oasi verde nella meseta con fonte fresca e un piccolo rifugio che fa da bar.

Avanti sulla meseta, un cartello dice: Hontanas 500m, ma non si vede niente, sembra una presa in giro, finché ti affacci su un avvallamento e il bel paesino é lì sotto. Piccola sosta e spesa. Ieri sera Ada aveva un inizio di raffreddore, ma ha preso un'aspirina e oggi trotta che é un piacere.

Essere qui sulle mitiche mesetas ci dà una certa emozione. Alle 11 siamo ai ruderi del Convento di San Anton, dove c'é un altro piccolo rifugio, mangiamo e ci riforniamo d'acqua. Ora il sole picchia. Alle 13 siamo a Castrojeriz, bel paese fornito di tutto, all'albergue (nei letti a castello) siamo di sotto, affiancati, finalmente. Oggi 20km (siamo a 286): per tutta la strada ho fatto la corte alla mia dolce compagna di viaggio. Poi la solita trafila: doccia, lavare e stendere, riposo, Facebook, visita delle chiese. Ormai siamo dei pellegrini sperimentati.

Ada: un bacione a tutte le ragazze…….. capitemi!!!!!!!!

primi miracoli, sconfitte e rinascite

Giovedì 5 settembre, Castrojeriz: Miracolo di San Giacomo. Chiamo Ada alle 5:30 e lei si alza! Colazione nell'albergue e alle 6:08 siamo già in strada, sotto le stelle, con le pile in mano; dopo 2 km si sale fino all'Alto de Mostalares. Si suda già. Quando siamo In cima sono le 7; il panorama é bello nella semioscurità: all'orizzonte la luce rossa del sole che sta per sorgere. Bello.

Alle 8:15 arriviamo all'Ermita di San Nicolas, piccolo albergue gestito dalla confraternità italiana e siamo accolti con un caffé e con "Se arrivavate ieri sera c'era una spaghettata". Ci tengono che gli italiani si fermino lì, ma per noi era troppo lunga. Beppe invece c'é venuto e lo ritroviamo qui.

Poi avanti fino a paesino dove facciamo sosta-caffé e poi ancora a fianco del Canal de Castilla fino a Fromista, dove andiamo in un albergue privato che costa 8€ (solo 1 in più). Ora piove (forse perché Ada si é alzata così presto), vorremmo andare a visitare la chiesa di San Martin che é molto bella, speriamo smetta e non ricominci domani.

Ieri sera per la prima volta dopo aver fatto la spesa, ci siamo preparati la cena in albergue: una ricca insalata. Stasera invece ristorante a 10€

Sera: ha piovuto dalle 15 alle 17,30 giusto nell'orario del riposo, perfetto. Il lavaggio dei panni lo rimandiamo a domani. Quando ha smesso abbiamo visitato a pagamento la bella chiesa romanica di San Martin e raccolto foglie di lavanda, averla nello zaino e in fondo al sacco a pelo dovrebbe tenere lontano pidocchi e pulci. Poi cena con Beppe su un tavolo molto bello e originale fatto con un antico strumento agricolo ricoperto col vetro. Per 10€ si mangia e si beve più che bene, ma Ada stasera non é d'accordo.

L'albergue privato ha dei materassi nuovi che piacciono all'ipercritica Ada. Meno male perché ha la tosse e una voce che sembra Amanda Lear. Ciò la rende ancora più sexy. Siamo stanchi, oggi 25km, ma andiamo avanti.

Venerdì 6 settembre, Fromista: stamane é sereno ma c'é una nebbiolina dovuta alla pioggia di ieri, dormiamo un po' di più (all'albergue privato nessuno si alza prestissimo) e, dopo la colazione al bar, partiamo alle 7:30. Dopo le 8 la nebbia si alza, ma ho i capelli bagnati. Non seguiamo lo sterrato che costeggia la strada asfaltata, ma quella un po' più lunga in aperta campagna e poi a fianco di un fiumiciattolo stagnante con tanta vegetazione.

Come le altre mattine io e Ada siamo costretti a fermarci molto spesso a fare pipì, ma una vera sosta ce la concediamo solo dopo 15 km, per me cerveza e tortilla, per Ada té caldo e panada con tonno e peperoni. Lì troviamo Beppe e gli ultimi 6 km li facciamo con lui. Incrociamo (in senso contrario al nostro) Marco, giovane italiano alto e forte che torna dal Portogallo, con uno zaino più che enorme, saranno almeno 20 kg, é in cammino da due anni, ha girato l'Asia, dice che torna a casa. Poi andrà un anno in Inghilterra a lavare piatti per poi ripartire per la Via della Seta in Asia. Un abbraccio e via. C'é n'é di matti.

Siamo nella Tierra do Campos, zona agricola più verde dei giorni scorsi. Arriviamo a Carrion de los Condes, paese di 2500 anime con un mucchio di chiese e monasteri, andiamo all'albergue delle Figlie di San Vincenzo, bello, pulito, ampio e ci mettono nella camerata delle coppie sposate in due letti affiancati, oggi niente letti a castello.

Lavaggio doppio dei panni, anche quelli di ieri, poi riposo. Che bello c'é anche un computer che funziona e costa poco. Alle 19 in parrocchia ci sarà un concerto di chitarre gratuito, alle 20 la Messa, ma bisogna anche cenare, una delle due la salteremo. Vi lascio indovinare quale.

Sabato 7 settembre, Carrion de los Condes: momenti duri, ragazzi. Venerdì sera a Carrion Ada non sta tanto bene e decide di saltare una tappa e andare a Sahagun in bus. Io allora partirò presto per cercare di arrivare a Terradillos (27km) entro le 12,30 e prendere il bus di Ada per gli ultimi km. La serata passa bene, cena in un bel ristorante (ormai sono incaricato di sceglierlo perché ho l'occhio) con Beppe e Pino, sardo pimpante over sessanta.

Al mattino sono sveglio alle 4, decido di partire, colazione con succo di frutta e barretta, esco: fa freddo e inizia a piovere, metto la giacca pesante e alle 4:45 parto con la pila in fronte. Ce n'é di matti. All'inizio tutto bene, esco da Carrion, passo due rotonde ben segnalate e prendo una stradina asfaltata, buia e deserta, per km non vedo segnali, le frecce gialle se ci sono non si vedono, non c’è in giro un cane. A 5 km dovrebbe iniziare l'acciottolato, non lo vedo e penso di aver mancato la deviazione, invece sono ancora sulla strada giusta e non lo so.

Smette di piovere, ci sono le stelle, 2 minuti dopo riprende a piovere più forte, metto la mantella, i segnali stradali si vedono bene, ma del Cammino non se ne vedono. Arrivo a un cavalcavia sull'Autostrada, ora sì che sono fuori strada, ma continuo perché vedo dei cartelli più avanti e mi illudo che mi aiutino. Niente, decido di tornare indietro, ho in tasca una cartina che per quanto schematica mi farebbe capire dove sono, ma stupidamente non la guardo, così non vedo di nuovo l'incrocio fatale, anzi tornando indietro senza accorgermene al buio imbocco un'altra strada che dopo km mi porta in paesino deserto, sono perso del tutto, arrivo alla statale, intuisco dove si torna a Carrion, altri km e arrivo alla rotonda di partenza.

Sono le 7:30, ora c'é un po' di luce e smette di piovere, vedo il lungo corteo sgranato dei pellegrini che partono ora, molti li conosco, mi inserisco e riprendo, ma sono stanco e depresso, voglio solo vedere dove ho sbagliato. Vado per qualche km ancora, ma vedo molto avanti i primi che continuano su questa strada, lo sbaglio é stato più avanti, non dove pensavo io.

Ritorno indietro, incrocio e saluto molta gente, i ciclisti mi dicono Buen Camino, ma io sto andando all'indietro, col morale sotto i tacchi. Almeno 18 km buttati via. Torno da Ada che é al bar in attesa del bus con molti altri pellegrini, tanto che i posti sul bus sono esauriti, qui non si viaggia in piedi.

Ma tanti sono rimasti senza posto e così prendo un taxi, dividendo la spesa con una svizzera e un danese. Nell'attesa guardo la mia cartina e quelle di altri e il mio rammarico aumenta: ero lì, se avessi capito e cercato nella zona giusta invece di andare in confusione e arrendermi, ero ben avanti, avevo tutto il tempo di arrivare con comodo.

Che stupido e proprio nella materia in cui dovrei essere ferrato: studiare la cartina. Che idiota, ma il buio, la pioggia, la solitudine e l'ansia di aver sbagliato già da prima mi hanno spento il cervello. Non me lo perdono, anche se fare il Cammino vuol dire accettare anche i momenti di sconfitta.

Sabato 7 pomeriggio: Mi ritrovo con Ada nell'albergue municipal di Sahagun che é in una ex-chiesa grande di mattoni: si entra in un ampio atrio, a destra c'é l'auditorium comunale, alto quasi 20 metri, a sinistra una scala di legno porta a 6 m di altezza a una piattaforma su travi tutta in legno con i letti a castello, anch'essi in legno, e i servizi; siamo nella parte alta della ex-chiesa, suggestivo, non avevo mai provato.

Purtroppo nel pomeriggio Ada si sente ancora male, mi dice che ha un po' di diarrea e andiamo al Centro Medico, dove una dottoressa gentile le prescrive bustine di integratore da sciogliere nell'acqua minerale, compresse effervescenti e riposo. Lei rimarrà la domenica a Sahagun e lunedì prenderà il bus per Leon, dove la raggiungerò.

A cena in un ristorante quasi di lusso, Rosa, pellegrina di Barcellona, si affaccia ma non osa entrare, chiede se c'é il menù del pellegrino e poi quanto costa, infine rassicurata viene al nostro tavolo, é un medico ed é simpaticissima. In effetti per 10€ ti danno risottino con mariscos o maccheroni al pomodoro decenti, un'orata con patatine, una fetta di torta buona e la solita bottiglia di vino tinto che scolo tutta per dimenticare il fallimento della mattina, Ada e Rosa disapprovano.


(2 – continua) – Articolo precedente Il cammino di Santiago, giorno dopo giorno – 1


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Informazioni su Luigi Gerosa

Nasce nel 1955 nella Brianza profonda, dal '69 al '71 frequenta il liceo Frisi a Monza (si potrebbe dire portato giù dalla piena del Lambro) e dal '71 al '74 quello di Sesto S.G., svolge attività politica a scuola e in estate lavora alla Kodak, alle Poste e altri. Nell'ottobre del '74 inizia a lavorare al Quotidiano dei lavoratori: tipografia, impaginazione, fotografia, cronaca, politica estera, fino all'aprile del '76 quando viene assunto alle Acciaierie Falck come operaio al laminatoio a freddo, l'anno dopo entra nel Consiglio di Fabbrica, in seguito nel Coordinamento nazionale dei CdF Falck, nel frattempo dà un paio di esami a Filosofia, grazie alle 150 ore. A 26 anni lascia laminatoio e muletto per lavorare a tempo pieno per il sindacato Fiom-Cgil, zona Bovisa-Centro Direzionale e dall'82 zona San Siro: in giro per fabbriche e uffici, assemblee, trattative in Confindustria. A 32 anni si iscrive alla Facoltà Scienze dell'informazione, supera 7 esami, ma lascia l'Università nell'89 per iniziare l'attività di docente in corsi di formazione su personal computer. Attualmente vive con Ada e la figlia 22enne a Bussero, che è vicino Milano, ma ha ancora un po' di verde per camminare e coltivare l'orto.
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