protezione civile e giornalismo tv

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Non so quanti di voi hanno visto la puntata di "in mezz'ora" dell'Annunziata, domenica pomeriggio.

Ecco, avevo proprio bisogno di qualcuno che mi facesse girare le palle. In sintesi una messa sotto accusa della Protezione Civile (PC) nella figura del suo capo Curcio.

Se abbiamo una cosa buona in Italia, non mi stancherò mai di dirlo, è quella struttura. Ma no, non basta mai nulla, non basta che in poche ore dopo un sisma, una nevicata, si mobilitino mezzi e uomini da mezza Italia, no è colpa della PC se non si era preparati ad affrontare una nevicata eccezionale (l'ultima è stata 50 anni fa), come se la PC fosse una specie di esercito con una rigida catena di comando, come se Curcio fosse responsabile di ogni turbina non utilizzata al meglio, di ogni funzionario pubblico con responsabilità (Sindaco, Capo di provincia, responsabile dell'ENEL) nella catena.

La signora non capisce che se a Chieti ci sono spazzaneve senza catene la responsabilità non è della PC ma di un sindaco che non verifica il contratto che ha fatto con un privato. Se l'allarme per l'hotel Rigopiano è partito in ritardo è colpa della PC non magari della catena decisionale tra carabinieri, sindaco e prefetto.

Ma cosa crede la gente? Che una struttura che per oggetto l'eccezionalità, sia pronta ad affrontare ogni emergenza come un ufficio postale a distribuire la posta ogni giorno? Ma qualcuno prova mai a pensare cosa vuol dire gestire insieme 4 scosse di grado superiore a 5 Richter nel bel mezzo di una nevicata con punte oltre i 2 m?

La PC non ha centinaia di migliaia di dipendenti che passano il tempo davanti a una stufetta e si scuotono solo quando accade l'emergenza. No. Una struttura così non ce l'ha nessun paese al mondo. E' un sistema di coordinamento che coinvolge: prefetture, comuni, forze armate, polizia, vigili del fuoco, moltissime organizzazioni di volontariato e deve essere capace di mobilitare queste forze di fronte a qualunque evento, in qualunque parte d'Italia.

Quindi reca in sé tutti i bachi che ci sono in ognuna di queste strutture, amplificate dal coordinamento multilaterale. Se si vuole dare la colpa a qualcuno, si ricerca l'autore della mancanza sul fatto specifico, non si spara sulla struttura. Se si vogliono i colpevoli sono distribuiti in 70 anni di democrazia, in 64 governi, in tutte le amministrazioni comunali, provinciali e regionali ecc, ecc. E qualunque populista dica che queste cose si risolvono con la bacchetta magica è solo un poveretto incapace di avere una visione attuale della realtà o è in mala fede.

Viva la protezione civile e le migliaia di persone che si stanno ammazzando di lavoro per aiutare chi soffre o è in difficoltà.

E adesso spunta la diga di Campotosto "a rischio di eventi tipo Vajont". Io mi chiedo se il presidente della commissione grandi rischi abbia la testa a posto.

Con ordine: essendomi occupato della sciagura del Vajont (solo 44 anni fa), posso dire che quell'evento fu ben prevedibile. La frana che si attivò con l'allagamento progressivo del bacino, continuò per svariati anni, prima di precipitare, e fu tanto studiata che si disponeva dei grafici che dimostravano l'accelerazione degli spostamenti nel tempo.

Non se ne tenne conto, si fecero simulazioni "truccate" per dimostrare che l'evento non poteva essere disastroso e finì come sappiamo.

A Campotosto non vi sono frane segnalate e anche se in geologia non si può mai escludere nulla al 100%, non vi sono elementi per asserire che vi sia un rischio attuale. Diverso è il fatto che la zona sia in prossimità dell'ultima serie di epicentri e che vi siano numerose faglie, di cui almeno una attiva, in prossimità del bacino.

La diga viene monitorata e non presenta segni di cedimenti o fratture. Ma il problema grande è in questa situazione di caccia alle streghe, irresponsabilmente accentuata dai media, che il responsabile della commissione grandi rischi rilasci un'intervista di questo tipo.

Se c'è un problema va allertata la protezione civile e vanno dati ordini di sgombro o di intensificazione del monitoraggio e preparati piani di evacuazione, tenendo conto delle difficoltà dovute all'emergenza neve. Altrimenti si taccia e si eviti di creare inutili allarmi non seguiti da alcuna operatività.

Comunque il secondo colpevole di questa nuova ondata di panico è ancora una volta il sistema mediatico che, invece di approfondire, aumenta il panico con titoli tipo "Campotosto come il Vajont?". Oh avessi visto uno andare a intervistare uno dell' ENEL e chiedere "quali sono i protocolli di monitoraggio?", che è l'unica cosa che conta.

 

Informazioni su Bruno Petrucci

Geologo professionista, nato a Salerno 1946 e laureato a Milano nel 1975. Attività di pianificazione sismica, tramite studi di micro-zonazione nel post-terremoto dell’Irpinia (1980) e successivamente tra il 1986 ed il 2009 nel territorio Lombardo ove ha operato parallelamente nell’ambito della pianificazione territoriale alla luce del rischio idrogeologico. Nello stesso periodo si è occupato di studi di fattibilità grandi opere (strade e dighe) e ricerche idriche in Italia, Asia, Sud America ed Africa. Attualmente impegnato in indagini idrogeologiche e ricerche di acque sotterranee in paesi in via di sviluppo, particolarmente in Somalia, Kenya, Tanzania e Libano. Attività di insegnamento nell’ambito del Master “Le risorse Idriche nei Paesi in Via di Sviluppo” presso l’Università di Milano Bicocca dal 2004 ad oggi. Iscritto all’Ordine Nazionale dei Geologi dal 1984.
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