A proposito di collegialità

L'articolo Pensieri scomodi sulla maturità – di Roberto Ceriani mi è piaciuto e mi ha fatto pensare perchè mette il dito in una piaga con cui ho convissuto per anni prima da rigoroso professore di matematica e fisica e poi da Dirigente Scolastico. Come scrive Franco De Anna nel commentare Ceriani il problema è quello della valutazione finale che, pensando ad una didattica legata alla personalizzazione dei percorsi deve fare i conti con la valutazione sommativa nella quale entrano molti aspetti che vanno al di là della semplice competenza disciplinare.

Già su quella ci sarebbe molto da dire ed è proprio facendo il docente impegnato e confrontandomi molto con i miei studenti che mi sono accorto che dovremmo temperare la oggettività, sia per tener conto della componente affettiva, sia per tener conto del principio evangelico dei talenti. Non ho mai mollato sulla necessità di far intervenire nella valutazione una molteplicità di aspetti e dunque distinguere tra valutazione e misurazione, ma nel contempo ho sempre tenuto duro sulla necessità di abituare alle prove oggettive (nella diversità delle tipologie).

Mi ricordo di una studentessa intelligentissima e diligente come un carro armato che aveva delle difficoltà sui quesiti a risposta multipla, così come ho incontrato studenti poco sistematici ma molto bravi in questo tipo di prove e non perché avessero scovato un algoritmo di decodifica delle strategie di collocazione della risposta giusta da parte del  Cereda. Semplicemente avevano alcune abilità spiccate nel decidere rapidamente e nello scartare le cose errate. Magari avrebbero avuto difficoltà nel motivare la ragione per cui la risposta giusta era giusta, ma la trovavano e la trovavano in fretta.

Ma non c'è solo il fatto che per saper valutare occorre saper valutare bene nel proprio ambito disciplinare, c'è un aspetto legato al fatto che la scuola è qualcosa di più e non è un caso se esistono le classi e i curricula. Io penso che man mano che si cresce questi aspetti dovrebbero ridursi a favore della affermazione della propria  personalità, dei propri interessi della propria attitudine che fa da premessa alle  scelte di vita. Si tratta di un processo graduale che dovrebbe trovare il suo coronamento nell'ultimo anno di scuola superiore in cui, secondo me, le componenti rigide del curriculum non dovrebbero andare oltre il 50% del tempo scuola. Naturalmente a ciò dovrebbe seguire un netto irrigidimento nelle aperture a qualsiasi corso universitario. Ho trattato di questi argomenti, di valutazione e di Esame di Stato in alcuni degli articoli che trovate nella sezione scuola di questo sito.

Suppongo ora che il problema di una decente valutazione del proprio ambito disciplinare sia stato affrontato e risolto, cosa resta del rimanente aspetto della valutazione e cosa ne facciamo della collegialità? Intanto la collegialità è un costume, un modo di essere che mal si concilia con il ruolo di dio in terra che ha il singolo docente quando chiude la porta dietro di sé ed entra in aula. Purtroppo l'attuale organizzazione della scuola in cui dominano l'orario (e il giorno libero) mal si conciliano con una collegialità residuale fondata sul caffè al bar e sull'ora buca. Occorre dunque un sistematico lavoro di formazione promosso dal DS che si accompagni a misure di organizzazione che agevolino ogni forma di collaborazione e di incontro da docenti del Consiglio di Classe. Lavorare per superare la didattica delle monadi.

Il luogo in cui si misurano i risultati di quanto fatto sulla collegialità è lo scrutinio (intermedio e finale):

  • le proposte di voto sono accompagnate da un giudizio sui risultati, sul trend, sulla prognosi che si possa, all'occorrenza, pubblicare senza vergognarsi?
  • si coglie sinergia tra docenti di una medesima area disciplinare?
  • la decisione finale è condivisa e sentita come responsabilità collegiale?
  • le decisioni assunte, lette da un interlocutore esterno, come per esempio una commissione per l'esame di stato, appaiono fondate, morivate e sostenibili?
  • i verbali di  scrutinio consentono di ricostruire il percorso logico seguito per arrivare alla decisione finale?

E arrivo al tema posto da Ceriani circa la collegialità nel corso dell'esame di stato. Ipotizzo che la scuola abbia lavorato bene e che i commissari (interni ed esterni) siano persone all'altezza del proprio ruolo.  Faccio una seconda premessa: secondo me ha senso mantenere l'esame di stato se si accetta che le commissioni siano esclusivamente esterne e che, eliminato il malcostume degli anni 80, si ritorni a commissioni che vengano da fuori provincia (è un elemento di legalità oltre che di crescita professionale dei commissari).

Il ruolo cruciale lo gioca il Presidente di Commissione (un DS o un docente esperto) che deve conoscere le norme, avere esperienza di scuola di quel tipo, essere persona colta, saper governare un collettivo di matti, saper lavorare sui criteri e sulle griglie di valutazione (che sono cose diverse) e che vanno stese e ben precisate nella riunione preliminare e non in corso d'opera.

Parlando dell'esame attuale gli elementi cui prestare ben attenzione sono:

  • non avere fretta durante la revisione e valutazione degli scritti, cosa che, purtroppo, accade raramente e che vede le commissioni lavorare con ritmi che rischiano di inficiare la lucidità e serenità di giudizio
  • il peso da assegnare alla fase di apertura del colloquio e alle finalità del colloquio medesimo (che comunque è stato ridotto nella incidenza); nel corso del colloquio il candidato, già sotto stress va messo in difficoltà, ma in caso di castronerie sesquipedali, almeno alla fine esse vanno puntualizzate
  • la preparazione rigorosa degli item e la modalità di valutazione della III prova in cui la collegialità trovi riscontro nei criteri (su questo punto rinvio ai numerosi articoli che ho scritto)
  • il contrasto di opinioni che non va trasformato in guerra dei Roses ma deve essere esplicitato e gestito

In gruppo capita di lavorare male o di in contrare difficoltà ma si tempera il rischio di sbagliare pesantemente. Buon esame a tutti

Info su Claudio Cereda

nato a Villasanta (MB)il 8/10/1946 | Monza ITIS Hensemberger luglio 1965 diploma perito elettrotecnico | Milano - Università Studi luglio 1970 laurea in fisica | Sesto San Giovanni ITIS 1971 primo incarico di insegnamento | 1974/1976 Quotidiano dei Lavoratori | Roma - Ordine dei Giornalisti ottobre 1976 esame giornalista professionista | 1977-1987 docente matematica e fisica nei licei | 1982-1992 lavoro nel terziario avanzato (informatica per la P.A.) | 1992-2008 docente di matematica e fisica nei licei (classico e poi scientifico PNI) | Milano - USR 2004-2007 concorso a Dirigente Scolastico | Dal 2008 Dirigente Scolastico ITIS Hensemberger Monza | Dal 2011 Dirigente Scolastico ITS S. Bandini Siena | Dal 1° settembre 2012 in pensione | Da allora si occupa di ambiente e sentieristica a Monticiano e ... continua a scrivere
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Una risposta a A proposito di collegialità

  1. Franco scrive:

    Caro Claudio,

     

    a mio parere agli esami di maturità non capita qualcosa di molto diverso da quello che capita ai normali scrutini: vengono al pettine i nodi di diverse concezioni della scuola (oltre che le idiosincrasie di ciascuna personalità, ma questo è un altro discorso). L'unica differenza è che agli scrutini conosci già i colleghi e sai che cosa puoi aspettarti da ciascuno di loro, agli esami lavori con persone sconosciute. Quante volte capita il caso di studenti che hanno voti ottimi in alcune discipline e pessimi in altre?

    Schematizzando al massimo (con tutto il danno che questo comporta) credo che ci siano due grosse correnti di pensiero. La prima è quella che chiamo "scuola restitutiva". E' la corrente prevalente nei docenti di materie umanistiche. Io ti faccio lezione e tu prendi appunti; poi ti dò da studiare una cinquantina di pagine (quante volte ci siamo sentiti dire "prof, vorrei giustificarmi, non ho potuto studiare perché avevo una montagna di pagine da leggere per la materia X") e alla fine valuto quanto tu studente mi restituisci di tutto quello che ti ho dato. La seconda … beh, per la seconda non ho ancora trovato un nome; qualche suggerimento? Comunque la seconda visione è questa: io ti dò una forchetta e un piatto di spaghetti. Poi la mia valutazione non è sul fatto che tu studente mi restituisca queste due cose, ma sul fatto che tu mi faccia vedere se hai imparato a usare la forchetta per mangiare gli spaghetti.

    E' una filosofia completamente diversa, ed è quella prevalente nelle materie scientifiche. O almeno, dovrebbe esserlo (secondo me, beninteso); per dirla tutta, ho la sensazione che in moltissimi casi la Fisica venisse e venga tuttora insegnata con lo spirito "restitutivo", vista l'ondata di proteste che ha accompagnato la "minaccia" di inserirla nella seconda prova scritta allo scientifico. E ho la sensazione che anche in Scienze la filosofia restitutiva non sia minoritaria.

    Il punto è: non sarebbe possibile inserire almeno un po' della seconda logica anche nelle materie umanistiche? Secondo me sì, e ci sono colleghi che lo fanno, e in quei casi c'è una correlazione molto più forte tra i voti nelle varie materie. Ma lo fanno per loro iniziativa personale, non certo perché vi sia un qualunque tipo di pressione su di loro che li spinga in questa direzione.

    Mi fermo qui, si potrebbe continuare ancora a lungo ma credo di aver dato una vaga idea di come la penso.

     

    Ah dimenticavo: gli esami. Io li abolirei, secondo me non hanno senso. O meglio, abolirei gli esami di stato. "Io" scuola X, dò questa valutazione dell'alunno Pierino Rossi, e me ne prendo la responsabilità. Dall'altro lato "io", università Y, voglio valutare se Pierino Rossi è idoneo a frequentare i miei corsi, e per fare questo prendo in considerazione la valutazione della scuola X, di cui conosco la maggiore o minore serietà, e per sovrappiù lo sottopongo ad un esame di ammissione. Infine io, Pierino Rossi, decido se tentare l'ammissione all'università Y, dove so che sono molto esigenti, o a quella Z, dove sono di manica un po' più larga. Ognuno si prende le proprie responsabilità e fa le proprie scelte, in perfetta trasparenza.

    Così invece non c'è assolutamente nessuna uniformità tra i voti dati da varie scuole e soprattutto non c'è nessuna assunzione di responsabilità da parte di chicchessia.

    Ma anche questo è un discorso molto lungo …

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