Siamo nel febbraio del 1993 e l'ingegner Mario Cavenaghi, vice e poi presidente dei Probiviri della federazione di Milano del PCI (ma allora si chiamava Commissione Centrale di Controllo) protagonista di La provvidenza rossa e di La confusione morale, vive a Lugano dove si è trasferito nell'89 (dopo oltre vent'anni di politica al primo posto e con un incarico particolarmente delicato). Si è rimesso a fare l'ingegnere occupandosi di impianti di depurazione ma un giorno si fa vivo un amico dei vecchi tempi Cecco Fani.
Fani, un tempo, faceva il cerimoniere rosso occupandosi delle delegazioni straniere in visita e ora, con il crollo di quel mondo, è stato comunque riciclato. Anche nella crisi il partito non molla i suoi fedeli ed è stata creata per lui una agenzia investigativa che, dice Fani, "da una parte aiuta, secondo le possibilità del nuovo codice di procedura penale, innanzitutto quelli rimasti fedeli al partito coinvolti nei vari processi, e dall’altra utilizza le mie relazioni internazionali, per quanto terremotate dalla fine del movimento comunista, per indagini commissionate da imprese interessate a espandersi in vari mercati, soprattutto dell’Est
”.
Nella federazione di Milano è successa una cosa strana cui se ne è aggiunta, forse collegata alla prima, una ancora più grave sia per le finanze sia per la immagine del PDS.