Dietro le quinte della storia – Piero Angela & Alessandro Barbero

Piero Angela non ha bisogno di presentazione e neanche Alessandro Barbero se siete appassionati di divulgazione storica; lo potete ascoltare su Rai Storia almeno un paio di volte la settimana; è uno storico medioevale che, come Franco Cardini, da anni si occupa di divulgazione storica utilizzando sia i libri (che si contano orrmai a decine) sia il mezzo radiotelevisivo.

Il libro è una coproduzione sulla base di un canovaccio strutturato per argomenti: Angela fa le domande e Barbero risponde, o meglio racconta la vita quotidiana attraverso il tempo, come recita il sottotitolo.

Noi viviamo in una società ipertecnologica e dunque siamo abituati a buttare le cose; se mi servono dei chiodi vado dal ferramenta e ne compero un paio di chili; me ne servivano tre etti e il resto rimangono ad arrugginire nel capanno degli attrezzi, quando va bene (io non faccio così, ma mio genero che ne usa tanti fa proprio così). Al più ce ne ricordiamo quando viene il momento di disfarcene perché bisognerebbe conferirli alla discarica controllata anziché metterli nel cassonetto del vetro e metallo insieme alle lattine.

Ho parlato dei chiodi perché in questo libro scoprirete che il ferro, il vile ferro, ha consentito di fare un grande salto sul piano militare e nella costruzione di attrezzi e macchine, produrlo costava fatica, tempo ed energia e così costava 50 volte il valore del grano.

Esaminiamo il primo capitolo, intitolato cibo ed energia (ma troverete anche il viaggio, la famiglia e la casa, la sessualità, la giustizia, la guerra, …)

Secondo alcuni studi, ai tempi dei Romani un chicco di grano seminato in un campo, in definitiva, rendeva solo 4 chicchi, di cui uno doveva essere messo da parte per la semina, uno se ne andava per pagare l’affitto al padrone, un altro per le tasse: alla fine, al contadino e alla sua famiglia rimaneva appena un quarto del raccolto. Se poi l’annata andava male, e di chicchi se ne raccoglievano solo tre, era la tragedia, perché la semina bisognava farla lo stesso, il padrone voleva essere pagato, e se l’imperatore non accettava di ridurre le tasse, era la fame. Occorrerà aspettare i primi esperimenti di alternanza delle colture e di fertilizzanti naturali, alla fine del Medioevo, per ottenere un chicco in più… Ma una volta partita, questa spirale crescente tra creazione di risorse e aumento della popolazione provocherà un’incredibile accelerazione nell’Ottocento, che arriverà poi all’esplosione del Novecento.

In età medioevale il 90% della popolazione era dedita alla agricoltura perché il surplus consentiva di mantenere non più del 10% di artigiani, religiosi, nobili, soldati e mercanti, oggi nelle civiultà avanzate è occupato in agricoltura l' 1% della popolazione. La scienza e la tecnologia hanno mutato in maniera qualitativa oltre che quantitativa il nostro modo di produrre e di consumare

Angela e Barbero ci accompagnano attraverso cibo ed energia trattando di esplosione della popolazione, imperi idraulici, rivoluzione della mucca, energia del legno, arrosto e bollito, schiavi e chilowattora, prezzo del ferro.

Il lavoro animale è una delle prime fonti di energia alternativa scoperte dall’uomo, e ha avuto un’importanza decisiva fino a tempi recentissimi. Non ci si ricorda mai che ancora nella Seconda guerra mondiale l’esercito tedesco usava per i suoi trasporti innumerevoli cavalli! Inoltre gli animali da lavoro forniscono concime, preziosissimo in agricoltura prima dell’invenzione dei fertilizzanti chimici. Ma naturalmente c’è un bilancio di costi e benefici: l’animale fornisce energia, ma ne richiede anche, sotto forma di mangime. E il costo del suo mantenimento rispecchia, per così dire, la sua «collocazione sociale»: più l’allevamento di un animale è economico, più quell’animale è considerato umile. Per esempio, in tutte le società che l’hanno conosciuto, il cavallo è considerato un animale nobile, riservato alle persone che contano; in un testo medievale il nobile è definito «colui che va a cavallo e mangia pane bianco». Il fatto è che il mantenimento del cavallo costa tre o quattro volte quello del bue. All’estremo opposto, il maiale, che è un convertitore molto più efficiente del bue, e il cui mantenimento non costa quasi nulla, viene identificato con gli aspetti più bassi della vita rurale, e ci sono intere società, come quella ebraica e quella islamica, che lo considerano addirittura un animale impuro.

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Presso gli antichi Franchi un elmo e una spada costavano più di un cavallo di razza. I contadini usavano attrezzi di legno, come per esempio le zappe, dove solo il bordo era rinforzato col metallo; e ci sono casi in cui nell’inventario di una grande proprietà si elencano centinaia di ettari di terra, decine di buoi e cavalli, e poi magari due zappe e un forcone, come oggetti di grandissimo valore. Nei monasteri, gli attrezzi di metallo erano affidati al tesoriere.

Ed ecco un breve elenco di curiosità:

  • Flavio Gioia, che ci hanno sempre venduto come inventore della bussola non è mai esistito. Secondo un erudito rinascimentale Flavio Bondo la bussola fu inventata ad Amalfi, ma la frase latina trascritta male diventa che fu inventata da FDlavio ad Amalfi e basta un altro che sostiene che Flavio da Amalfi era nato a Gioia del Colle per far emergere dal nulla Flavio Gioia.
  • Ci si stupisce che la reggia di Versailles non abbia stanze da bagno, ma in campagna si faceva tutto all'aperto e lo testimoniano barzellette medioevali mentre …

A. Sappiamo che le città di una volta non erano molto pulite: le strade erano di terra battuta e si riempivano di fango, e la gente non si faceva nessuno scrupolo di fare pipì contro i muri. Le case, comunque, cominciavano a essere provviste di qualche comodità.
 
B. Non dimentichiamo uno strumento fondamentale come il vaso da notte! È un oggetto oggi in disuso, ma una volta era universale. E non si usava solo di notte, ma in qualunque momento; l’importante poi era vuotarlo – in strada, si capisce. Ma nelle città medievali, con le loro viuzze strette, nascono anche dei gabinetti pensili esterni, gli antenati di quelli che c’erano fino a non molto tempo fa sui balconi delle case di ringhiera. Una passerella fra una casa e l’altra, un gabbiotto chiuso di legno, un sedile con un buco: l’importante era sapere che quella viuzza lì serviva a questo, e che non bisognava passarci sotto!

  • La sessualità veniva vissuta in maniera diversa da come è avvenuto dopo la Controriforma, più libera, anche se dentro questa libertà c'era una asimmetria molto forte tra maschio e femmina; nelle città circa il 10% dei bambini erano illegittimi, ma il maschio in qualche modo si vantava della sua capacità procreatrice, mentre per la donna la discriminante era quella dell'onore con un trattamento completamente diverso, in caso di violenza sessuale, tra la ragazza da marito e la donna sposata e le serve, le cameriere delle taverne o le prostitute nei confronti delle quali il meccanismo dell'onore violato non scattava.

Barbero, studi alla mano ci racconta che la cintura di castità, tecnicamente irrealizzabile è stata una invenzione ottocentesca quando si è diffuso il gusto dei musei della tortura. Il massimo studioso attuale della cintura di castità, il professor Classen, racconta una barzelletta a questo proposito. Il cavaliere parte per la crociata e affida la chiave della cintura di castità al suo migliore amico: se muoio, sai cosa devi fare. Dopo un’ora di cammino sente un cavallo al galoppo, è l’amico che lo raggiunge trafelato e gli dice: mi hai dato la chiave sbagliata! Ma qui, appunto, stiamo scherzando, perché la verità è un’altra: all’epoca delle crociate non si parla mai, da nessuna parte, di cinture di castità, non c’è una sola fonte, un documento, una poesia che la citi. Le sofferenze del crociato e della sua bella durante la lunga assenza sono cantate da mille poeti, ma nessuno accenna minimamente alla cintura di castità.

  • Quante volte mi è capitato di inveire contro i barbari americani inventori ed esportatori della festa di Hallowen. Ebbene gli americani ci hanno aggiunto solo le zucche, ma la festa ha origine nel Medioevo anzi viene ereditata dal medioevo: Halloween è una festa dei morti, e si sa che già prima del Cristianesimo c’era l’uso di esorcizzare i morti andando in giro in maschera per rappresentare i defunti che ritornano; e lo si faceva all’inizio dell’inverno, che è la morte della terra. Poi i monaci medievali inventano il giorno dei Morti e il giorno di Ognissanti, e li collocano proprio nel momento in cui la gente celebrava già questi riti, all’inizio di novembre: il tentativo è quello di rabbonire i defunti offrendogli preghiere cristiane, anziché con un rito pagano...Nel Medioevo, e ancora nel Rinascimento, i giovani (non i bambini!) a Ognissanti si mascherano per rappresentare i morti, spaventano i passanti e vanno di casa in casa pretendendo da bere e da mangiare. I governi cercavano di impedirlo e proibivano di mascherarsi da fantasmi: usano proprio queste parole, segno che sapevano benissimo che le maschere rappresentavano i defunti. Alla fine, in Europa le autorità sono riuscite a sradicare le mascherate di Ognissanti; però intanto gli immigrati europei avevano portato con sé l’usanza in America, il paese della libertà, e lì ha continuato a essere in uso.

Così la narrazione procede affrontando i temi dell'anno mille in un contesto in cui la gente non sapeva che giorno è oggi, il ruolo delle donne e delle sante ribelli come Caterina da Siena, del funzionamento della giustizia e del ruolo della tortura, delle invenzioni importantissime (come i bottoni, la staffa per reggersi a cavallo in maniera sicura, l'archibugio, la contabilità a partita doppia, la conoscernza dell'Italiano come lingua in cui si redigonoi gli atti notarili e dunque, un po' bisogna sapere.

Ci sono dei testi scritti che possono riguardare tutti: il contratto fatto dal notaio, i verbali del consiglio comunale, l’ordinanza del governo affissa al muro, gli atti di un processo. Tutto questo nel Medioevo si faceva in latino, ma a un certo punto si decide che il latino non va più bene, proprio perché troppo poca gente lo capisce. Il progresso esige che tutti questi scritti possano essere capiti dalla gente, anche quelli che non sanno leggere e scrivere, ma quando sentono leggere a voce alta devono capire. Nel Rinascimento, un po’ dappertutto si decide che tutti questi testi, chiamiamoli così, ufficiali, non devono più essere scritti in latino; e la lingua scelta al posto del latino, dappertutto, è l’italiano, non il dialetto locale. In Piemonte succede alla fine del Cinquecento: il duca Emanuele Filiberto ordina che gli atti di governo, le leggi e gli atti notarili non siano più in latino, ma in italiano. D’ora in poi chi va dal notaio per comprare una vigna, o in tribunale a testimoniare, magari continuerà a parlare in dialetto, ma l’atto sarà scritto in italiano.

Un libro interessante e divertente che scorre in maniera piacevole grazie alla cultura di Barbero e alla intelligenza di Angela nel fare le domande.


Dietro le quinte della storia. La vita quotidiana attraverso il tempo
Piero Angela,Alessandro Barbero
Editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli Collana: Best BUR Anno edizione: 2013 Pagine: 265 p., Brossura 11 €, epub 9 €


 

 

Info su Claudio Cereda

nato a Villasanta (MB)il 8/10/1946 | Monza ITIS Hensemberger luglio 1965 diploma perito elettrotecnico | Milano - Università Studi luglio 1970 laurea in fisica | Sesto San Giovanni ITIS 1971 primo incarico di insegnamento | 1974/1976 Quotidiano dei Lavoratori | Roma - Ordine dei Giornalisti ottobre 1976 esame giornalista professionista | 1977-1987 docente matematica e fisica nei licei | 1982-1992 lavoro nel terziario avanzato (informatica per la P.A.) | 1992-2008 docente di matematica e fisica nei licei (classico e poi scientifico PNI) | Milano - USR 2004-2007 concorso a Dirigente Scolastico | Dal 2008 Dirigente Scolastico ITIS Hensemberger Monza | Dal 2011 Dirigente Scolastico ITS S. Bandini Siena | Dal 1° settembre 2012 in pensione | Da allora si occupa di ambiente e sentieristica a Monticiano e ... continua a scrivere
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