Io accuso: Wolfgang Liebeneiner

Ich Klage An (1941) secondo la vulgata sarebbe stato commissionato dal regime nazista per tentare, a posteriori, una giustificazione dell’Aktion T4 con cui tra il 33 e il 39 furono sterilizzate o eliminate centinaia di migliaia di persone imperfette (malati psichiatrici ed handicappati in prevalenza). Il film presentato alla mostra del cinema di Venezia è andato in onda in uno dei Fuori Orario di Ghezzi-Rai3 nel 2007 sottotitolato in italiano ed è disponibile su YouTube solo nella versione originale senza sottotitoli.

Il film si svolge in ambiente medico. Il Prof. Thomas Heyt è un medico che sta per trasferirsi a dirigere l'ospedale principale di Monaco e si occupa di ricerca di laboratorio sulle malattie rare. Ha sposato Hanna e proprio nella sera in cui con parenti ed amici si festaggia la prestigiosa chiamata da Monaco lei accusa i primi segni della Sclerosi Laterale Amiotrofica (il cedimento di una caviglia e poi uno strano formicolio con impotenza funzionale alla mano sinistra mentre esegue un pezzo al pianoforte).

Accanto a loro ci sono altri tre personaggi significativi, il dottor Bernhard Lang compagno di studi di Heyt, amico di famiglia e da sempre innamorato di Hanna, la governante Berta che la segue da quando è nata, il fratello di Hanna Eduard Stretter che sporgerà la denuncia di omicidio nei confronti del cognato,

Il film si compone di tre blocchi:

  • le gioie iniziali con i primi segni della malattia sino alla diagnosi certa, dopo i segni inequivocabili di tipo neurologico
  • il decorso con il peggioramento sintomatologico mentre Heyt cerca invano di individuare l'agente patogeno della SLA e Hanna, sempre più sofferente, vive gli alti e i bassi della ricerca fino a che, giunti in fase terminale, dopo una crisi respiratoria pesante, Heyt le somministra un beverone di morfina e la culla mentre il farmaco la fa spegnere dormendo
  • il processo in cui emergono, attraverso le testimonianze di amici, parenti e colleghi del professore le stesse tematiche (etiche, religiose, giuridiche e mediche) intorno al tema della eutanasia per i malati terminali che l'abbiano esplicitamente e ripetutamente richiesta

Alla luce della documentazione (scarsa) disponibile in rete mi aspettava un po' di propaganda o qualche riferimento al progetto T4 e invece, a differenza dei film di Rossellini sulla guerra fascista, il nazismo non compare per nulla nè nella vita dell'ambiente medico-borghese, nè durante il processo (se si eccettua una sequenza con un saluto a braccio alzato che dura meno di un secondo). Come è noto, è tipico dello stato etico (e altre ai nazisti ci sono cascati anche gli stati scandinavi dopo la guerra), il dibattito sul ruolo dello stato su questioni quali l'eugenetica e, nel caso della eutanasia e dell'accanimento terapeutico, sul primato delle commissioni mediche nel decidere della vita e della morte (anche il PDL ha ceduto alla tentazione).

Qui accade il contrario, sono semmai i medici ad interrogarsi sui loro poteri e ad individuarne il limite. Subito dopo la morte di Hanna, Bernhard sconvolto di fronte a quanto è avvenuto replica al marito “L’aveva chiesto anche a me, ma non l’ho fatto, perché l’amavo!” e il marito risponde “Io l’ho fatto perché l’amavo di più”. Bernhard si presenta al processo solo alla fine dopo aver visitato in ospedale una bambina che aveva tirato fuori dalla menengite e che è ora ridotta ad una larva senza coscienza di sè. Non poteva lasciarla morire in pace, gli dicono i genitori.

L'unica differenza rispetto ad oggi, mentre i medici si interrogano intorno all'accanimento terapeutico, è il decorso rapido della fase mortale della SLA. Non c'erano la respirazione assistita, lo svuotamento dei artificiale dei bronchi, l'assistenza di oggi.

Il film finisce prima della sentenza con un appello dell'imputato (che ammette di aver soppresso la moglie) ad avere una sentenza e un invito ai giudici a tener conto della necessità che una legge risolva il problema di chiede di poter morire in pace.

Qualche citazione:

Hanna all'amico Bernhard

Io non ho paura della morte, ma non voglio restare così, per anni senza più compagnia, un corpo inerte, con Thomas che si dispera per il mio degrado. Quando ripenserà a me, quando sarò morta, sarà contento e io non voglio che questo accada. Tu sei il mio migliore amico; allora dimenticati di portare via la bottiglietta (quella con cui si dosava la morfina con il contagocce)

Il professor Kriebelmeyer maestro di Thomas in tribunale:

Per la straordinaria moglie del mio collega la vita fisica e spirituale si era trasformata in una agonia insopportabile, l'ho visto io stesso. A questo si è aggiunta la preoccupazione nel vedere il suo amatissimo marito soffrire profondamente a causa della sua malattia. Non poteva nemmeno liberarsi da sola dal dolore essendo paralizzata. Altrimenti l'avrebbe fatto lei stessa, perché era una donna determinata, piena di vita, intelligente e per amore del marito sarebbe stata capace di compiere un simile atto… Per la legge come medico ha esagerato ma lasciatemi esprimere la mia opinione personale. Un ordinamento giuridico che pretenda che un malato terminale debba soffrire sino alla morte senza che egli possa scegliere una fine caritatevole è un ordinamento contro natura e disumano. In natura chi non è più vitale, o smette di esserlo, muore subito. La scienza medica con i suoi medicinali, ha fatto sì che la grazia e il sollievo di una morte veloce, venissero rinviati artificialmente anche se il miglioramento o la guarigione fossero impossibili. Questo è il rovescio della medaglia della professione medica con cui ogni medico deve convivee nellarco della sua carriera… Il famoso medico tedesco Paracelsoha detto: La medicina è amore. Io so che il professor Heyt ha agito solo per amore.


Il mio voto: 8

 

Visualizzazioni: 0

Informazioni su Claudio Cereda

nato a Villasanta (MB)il 8/10/1946 | Monza ITIS Hensemberger luglio 1965 diploma perito elettrotecnico | Milano - Università Studi luglio 1970 laurea in fisica | Sesto San Giovanni ITIS 1971 primo incarico di insegnamento | 1974/1976 Quotidiano dei Lavoratori | Roma - Ordine dei Giornalisti ottobre 1976 esame giornalista professionista | 1977-1987 docente matematica e fisica nei licei | 1982-1992 lavoro nel terziario avanzato (informatica per la P.A.) | 1992-2008 docente di matematica e fisica nei licei (classico e poi scientifico PNI) | Milano - USR 2004-2007 concorso a Dirigente Scolastico | Dal 2008 Dirigente Scolastico ITIS Hensemberger Monza | Dal 2011 Dirigente Scolastico ITS S. Bandini Siena | Dal 1° settembre 2012 in pensione | Da allora si occupa di ambiente e sentieristica a Monticiano e ... continua a scrivere
Questa voce è stata pubblicata in Bioetica, Film, Storia e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.

Una risposta a Io accuso: Wolfgang Liebeneiner

  1. Giorgio Salerno scrive:

    p.p1 {margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 18.0px Courier}

    Il vero problema di questo film è che se io fossi favorevole ad una legge sul suicidio assistito (e non lo sono) cercherei di diffonderlo al massimo grado perché non è stato mai fatto un film più convincente di questo. Casomai dovrebbe far pensare che il tema del suicidio assistito sembra essere stato preso in considerazione come cavallo di Troia per creare una cultura a favore dell'eutanasia (nazista in quel caso, ma eutanasia e basta). Forse dovrebbe creare qualche problema a chi oggi propone una legge che autorizzi il suicidio assistito, almeno a dar retta al vecchio detto "Dimmi con chi vai, ti dirò chi sei!" 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.