elezioni USA – analisi dei dati 1

Il risultato del voto negli USA può essere analizzato sul piano emozionale, su quello delle prospettive e su quello dei numeri; in questo articolo voglio fare qualche considerazione sugli aspetti quantitativi che ci aiuti a non esagerare nelle considerazioni di commento. Per aiutare la comprensione e avere una mappa geopolitica degli States ho messo in coda i dati numerici stato per stato.

Il sistema americano è fortemente equilibrato sul piano dei consensi ma i grandi elettori, in 48 stati su 51, vengono assegnati con il sistema chi vince prende tutto e dunque il problema è quello di assicurarsi la vittoria negli stati.

Un discorso a parte riguarda il congresso (eletto ogni due anni con collegi uninominali nei diversi stati in numero proporzionato agli elettori) e il Senato che viene eletto in maniera scaglionata con i senatori (100) che durano in carica per 6 anni. Le due assemblee erano già in mano repubblicana e ora con la vittoria di Trump potere esecutivo e legislativo risultano politicamente omogenei (il che, per gli Usa, è una eccezione). Il PD ha guadagnato qualche deputato ma rimane comunque sotto la maggioranza. Per quanto riguarda i senatori che rappresentando gli stati (due per ogni stato) danno lo stesso peso a quelli grandi e a quelli piccoli si tratta di una assemblea storicamente in mano ai repubblicani nettamente maggioritari nei piccoli (ma numerosi) stati dell'America profonda del sud e del centro nord.

Le oscillazioni numeriche in termini di consenso non sono molto elevate; questa volta la Clinton, che pure ha ottenuto un numero di voti leggermente più alto di Trump, è arretrata di circa 3 milioni di voti mentre Trump ha avuto gli stessi voti di Romney, ma questo spostamento ha corrisposto ad un rovesciamento di fronte nella conquista degli stati (27 ne prese Obama e 27 ne ha presi Trump). I dati 2016 corrispondono al 98% dei votanti e pur esssendo ancora incompleti sono perfettamente comparabili

Anno 2016 Clinton (228) Trump 310 Altri (0)
  59'234'436 59'082'155 791'959
Anno 2012 Obama (332) Romney (206) Altri (0)
  62'615'406 59'142'004 1'969'004

Gli stati significativi ai fini della sconfitta della Clinton (tra parentesi il numero dei grandi elettori) sono stati:

  • Florida (29) dal 50% al 48% 
  • Iowa (6) dal 52% al 42%
  • Michigan (16) dal 54% al 47%
  • Ohio (18) dal 50% al 43%
  • Pennsylvania (20) dal 52% al 48%
  • Winsconsin (10) dal 53% al 47%

In controtendenza (unica) la California dal 59% al 61% perché Clinton è calata di qualche punto percentuale anche in tutti gli stati dove ha vinto.

Dunque Clinton ha perso ma non si è tratto di una debacle di consensi; negli Usa sono i piccoli scostamenti a determinare il risultato e proprio questo elemento dovrebbe essere valutato con attenzione dai due grandi partiti; c'è una fascia di elettorato fluttuante intorno ad alcune problematiche: il sogno americano, le minoranze, le politiche sociali, i diritti, il reddito, con una incidenza minore delle problematiche della politica estera che sono invece l'elemento principale di presenza degli USA.

Visto qui dalla Europa ci sembrava uno scontro tra nani. Oggi ho letto su FB un commento postato da un giovane amico alcune ore prima del risultato: Lato positivo della Clinton: non è Donald Trump. Lato positivo di Trump: metterebbe in galera Hillary Clinton. Morale: scegliere tra questi due è come doversi decidere tra un porno della Bindi e uno della Taverna, quel tipo di scelta che non vorresti mai essere costretto a fare, anche se alleggerisce sapere che, qualsiasi dei due guardi, farà schifo lo stesso.

E invece, quelle di Trump che sembravano sparate di un folle hanno avuto consenso. Me ne ero un po' reso conto l'altro ieri vedendo (finalmente) alcune interviste agli elettori che esprimevano insofferenza verso l'establishment e fiducia in Trump visto come personaggio in grado di rovesciare il banco. Mi chiedo: sarebbe cambiato qualcosa se il PD avesse scelto Bernie Sanders con i suoi richiami espliciti al socialismo? Non so rispondere anche perché negli States dire socialismo è quasi una bestemmia, ma di sicuro ci sarebbero state elezioni in grado di mettere in moto il mondo progressista, le donne, i neri, gli ispanici che invece hanno scelto in una logica populista.

C'era una pentola di fagioli in ebollizione a fuoco basso e il ceto politico repubblicano (che osteggiava Trump) e democratico (convinto della continuità tra Obama e Clinton) non lo ha capito. 

In politica estera ci sarà un disimpegno americano (come nella tradizione repubblicana) e con il vento che spira in Europa ci sono tanti punti interrogativi (crisi dell'Europa, terrorismo islamico, scacchiere orientale). Lo vedremo nei prossimi due mesi perché il bello del sistema istituzionale Usa è che i passaggi dfi consegne si fanno in differita.


Alabama (9)

Trump 62.9%

Clinton 34.6%

Alaska (3) – Non concluso

Trump 53.3%

Clinton 37.6%

Arizona (11) – Non concluso

Trump 49.5%

Clinton 45.5%

Arkansas (6)

Trump 60.4%

Clinton 33.8%

California (55)

Clinton 61.5%

Trump 33.2%

Colorado (9)

Clinton 47.2%

Trump 44.8%

Connecticut (7)

Clinton 54.0%

Trump 41.6%

Delaware (3)

Clinton 53.4%

Trump 41.9%

District of Columbia (3)

Clinton 92.8%

Trump 4.1%

Florida (29)

Trump 49.1%

Clinton 47.7%

Georgia (16)

Trump 51.3%

Clinton 45.6%

Hawaii (4)

Clinton 62.3%

Trump 30.1%

Idaho (4)

Trump 59.0%

Clinton 27.6%

Illinois (20)

Clinton 55.4%

Trump 39.4%

Indiana (11)

Trump 57.2%

Clinton 37.9%

Iowa (6)

Trump 51.7%

Clinton 42.3%

Kansas (6)

Trump 57.5%

Clinton 35.9%

Kentucky (8)

Trump 62.5%

Clinton 32.7%

Louisiana (8)

Trump 58.1%

Clinton 38.4%

Maine (4)

Clinton 48.0%

Trump 45.0%

Maryland (10)

Clinton 60.5%

Trump 35.3%

Massachusetts (11)

Clinton 61.0%

Trump 33.4%

Michigan (16) – Non concluso

Trump 47.6%

Clinton 47.3%

Minnesota (10)

Clinton 46.8%

Trump 45.4%

Mississippi (6)

Trump 58.1%

Clinton 39.9%

Missouri (10)

Trump 57.1%

Clinton 38.0%

Montana (3)

Trump 57.3%

Clinton 35.4%

Nebraska (5)

Trump 60.3%

Clinton 34.0%

Nevada (6)

Clinton 47.9%

Trump 45.5%

New Hampshire (4) – Non concluso

Clinton 47.4%

Trump 47.4%

New Jersey (14)

Clinton 54.8%

Trump 42.0%

New Mexico (5)

Clinton 48.3%

Trump 40.0%

New York (29)

Clinton 58.7%

Trump 37.5%

North Carolina (15)

Trump 50.5%

Clinton 46.7%

North Dakota (3)

Trump 64.1%

Clinton 27.8%

Ohio (18)

Trump 52.1%

Clinton 43.5%

Oklahoma (7)

Trump 65.3%

Clinton 28.9%

Oregon (7)

Clinton 51.7%

Trump 41.3%

Pennsylvania (20)

Trump 48.8%

Clinton 47.7%

Rhode Island (4)

Clinton 54.9%

Trump 40.3%

South Carolina (9)

Trump 55.6%

Clinton 40.0%

South Dakota (3)

Trump 61.5%

Clinton 31.7%

Tennessee (11)

Trump 61.1%

Clinton 34.9%

Texas (38)

Trump 52.5%

Clinton 43.5%

Utah (6)

Trump 45.5%

Clinton 28.6%

McMullin 20.9%

Vermont (3)

Clinton 61.1%

Trump 32.6%

Virginia (13)

Clinton 49.7%

Trump 45.0%

Washington (12)

Clinton 56.4%

Trump 37.7%

West Virginia (5)

Trump 68.7%

Clinton 26.5%

Wisconsin (10)

Trump 47.9%

Clinton 46.9%

Wyoming (3)

Trump 70.1%

Clinton 22.5%

 

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Informazioni su Claudio Cereda

nato a Villasanta (MB)il 8/10/1946 | Monza ITIS Hensemberger luglio 1965 diploma perito elettrotecnico | Milano - Università Studi luglio 1970 laurea in fisica | Sesto San Giovanni ITIS 1971 primo incarico di insegnamento | 1974/1976 Quotidiano dei Lavoratori | Roma - Ordine dei Giornalisti ottobre 1976 esame giornalista professionista | 1977-1987 docente matematica e fisica nei licei | 1982-1992 lavoro nel terziario avanzato (informatica per la P.A.) | 1992-2008 docente di matematica e fisica nei licei (classico e poi scientifico PNI) | Milano - USR 2004-2007 concorso a Dirigente Scolastico | Dal 2008 Dirigente Scolastico ITIS Hensemberger Monza | Dal 2011 Dirigente Scolastico ITS S. Bandini Siena | Dal 1° settembre 2012 in pensione | Da allora si occupa di ambiente e sentieristica a Monticiano e ... continua a scrivere
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