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1965-1970: volevamo cambiare il mondo — 5 commenti

  1. Sono sempre ammirato dalla sincerità con cui Claudio Cereda parla delle sue esperienze di formazione politica.
    Mi restano (e sono aumentate nel tempo) le mie perplessità sulla leggenda dei “professorini di AO”. Forse in confronto ad altri gruppi in AO ci si impegnò di più nella “formazione quadri” ma eclettismo e approssimazione abbondarono. Se si va ad approfondire, c’è da correggerla o abolirla quella leggenda.
    A me pare che quando scrivi: “In sintesi: difesa del leninismo con critica della degenerazione staliniana, lotta per il socialismo senza la pretesa di essere i migliori del mondo, rottura molto netta con PCI e sindacati, sulle questioni centrali del processo rivoluzionario in Italia … si vedrà. ” e indichi poi i limiti della” riflessione critica sulla scienza” (mentre, se non sbaglio, le riflessioni di Marcello Cini e quelle di Maccacaro erano già in circolazione…) alludi troppo sbrigativamente a quel *vuoto culturale” che non fu solo di AO e degli extraparlamentari ma, come si è visto poi e si vede adesso, di tutta la Sinistra.

    • Ciao Ennio, alla nostra età bisogna essere simceri e diretti. Il mio sforzo a lavorare sulla autobiografia si origina da lì.
      1) quella dei professorini è una leggenda metropolitana. E’ vero, si faceva della formazione quadri. Ma come docenti, io in primis, non è che fossimo molto ferrati. Lo ha fatto osservare a più riprese Alvaro Ricotti (pagina 1968 e oltre). Eravamo passati un po’ troppo rapidamente al leninismo senza digerire la storia della II internazionale.
      2) Sulla seconda questione io sono un po’ figlio della versione del neopositivismo un po’ incrociato di materialismo dialettico alla Geymonat e dunque quando parlo di mancata riflessione sulla cultura scientifica non intendo le “critiche da sinistra” alla Cini. Tra le altre cose, la presenza di Cini tra le file del Manifesto fu una delle ragioni che mi indiussero tra Manifesto e PCI ad optare per il PCI.

  2. Trovo molto interessanti queste narrazioni/riflessioni sulla nostra crescita perchè è su questo che in questa fase dovremmo fissare la nostra attenzione se vogliamo che sia per molti una fase di transizione. Non lo diventerà mai se la affrontiamo con la saccenteria dei saputelli, che è quello che molto spesso accade.
    Io non sono passato attraverso GS (ma alcuni, e non pochi, miei compagni di liceo ne facevano parte) e nemmeno attraverso la FGSI (vengo da una famiglia operaia emiliana rigidamente stalinista), ero, seppure di poco, più giovane di te ma mi ritrovo in molte delle cose che scrivi su quel trapasso, nel mio caso tra i miei 15 e 18 anni.
    E’ anche un pezzo di storia poco noto ai più, perchè quando le cronache parlano del 68 in genere finiscono per parlare degli anni 70 e non del periodo che lo ha effettivamente generato, nè di come lo ha generato.
    Si parla del 68-69 (movimento studentesco e autunno caldo) come fossero due anni e invece sono tre: 67-68,68-69, 69-70 scolasticamente e politicamente.
    Il 68-69 poi è un anno letteralmente dimenticato.

  3. Sto leggendo con grande interesse le pagine di Claudio Cereda. Ma ci sono troppe cose di dire, che mi si affollano nella mente… Perciò mi darò una calmata… e le dirò una a una nei prossimi giorni.
    La mia formazione adolescenziale , pur vissuta più o meno in luoghi vicini o negli stessi luoghi della Brianza, è stata, per ragioni che dirò, molto diversa…
    Per ora basti dire che mi allontanai dall'educazione cattolica già nelle scuole medie… In terza media (ribellandomi al conformismo circostante) divorai, nella vecchia BUR grigia, Candide di Voltaire, I Gioielli Indiscreti e Jacques il Fatalista di Diderot, Eugenie Grandet di Balzac, Zola e Flaubert, e vari altri.
    Quanto ne capissi è un'altra storia, ma capirete che fu come spalancare gli occhi e la mente. Aggiungo il Bertrand Russell polemista (due elle mi raccomando) di "Perché non sono cristiano"…. Quanto a Marx e Trotskij, e alla matematica, al prossimo breve post di questo tipo… forse.

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