immuni e la paura della tecnologia – di Roberto Ceriani

Sono una coppia di amici istruiti e progressisti. Vivono in Lombardia dove la botta Covid non è una leggenda metropolitana. Però non installano l’App Immuni.

Non sono selvaggi o opportunisti come Salvini o la Meloni che si oppongono esplicitamente a Immuni. Questi “politici” hanno ragione: non sarebbero nessuno senza un Nemico da additare ad altri, più poveretti di loro, che sopravvivono in cerca di un Nemico per sentirsi qualcuno. No; loro leggono, si informano, si interessano… ma Immuni non li convince. Non fanno propaganda contraria; semplicemente si disinteressano sostenendo che “tanto è inutile”.

Poi mi raccontano che hanno mangiato in una trattoria di un paese del Centro Italia. Al momento di pagare il conto il cameriere ha chiesto i loro nomi, cognomi, città di origine e numero di cellulare. Ha gentilmente spiegato che così voleva il Sindaco del suo paese perché:

  • un cliente successivamente risultato Covid-positivo avrebbe dovuto telefonare alla trattoria e dichiarare in quale giorno aveva pranzato lì
  • il gestore della trattoria avrebbe allora preso l’elenco dei clienti di quella giornata e telefonato a ognuno di loro per informarli del possibile contagio

Di fronte a questa richiesta i miei amici non hanno opposto nessuna obiezione e lo stesso hanno fatto gli altri clienti della trattoria che hanno fornito i dati richiesti.
Probabilmente il Sindaco del paese, pieno di buona volontà e di spirito civile, ha pensato di fare più o meno la stessa cosa che fa già l’App Immuni.

Occorre però sottolineare alcune differenze:

  • a differenza del cameriere, la App non identifica i possibili contagiati
  • a differenza di Immuni, il cameriere non ha preso alcun impegno sul trattamento dei dati e sui tempi della loro conservazione/distruzione
  • se un cliente del giorno X telefona per comunicare la propria malattia (rendendo noto un proprio dato riservato ad altri cittadini a lui sconosciuti) la trattoria informerà tutti i clienti del giorno X, compresi quelli arrivati due ore prima o due ore dopo il contagiato e anche quelli che mangiavano al tavolo distante 8 metri dal contagiato. Il numero di questi falsi positivi è imparagonabile a quello generato dai possibili errori tecnici di Immuni
  • fra i possibili contagiati, i più probabili sono il cameriere, il cuoco e il cassiere, quindi occorrerà informare anche tutti i clienti dei giorni successivi a X e la trattoria dovrà chiudere quindi, a differenza dei comportamenti automatici di Immuni, è difficile immaginare una collaborazione attiva e imparziale da parte del gestore della trattoria

La differenza fondamentale è però un’altra: i clienti della trattoria (almeno quelli osservati nel giorno in cui hanno pranzato i miei amici) . Invece solo 3,5 milioni di cittadini su 60 milioni hanno finora installato Immuni.

Questo piccolo episodio mi ha fatto riflettere molto. Comincio a pensare che, a parte qualche idiota male informato, nessuno veramente si opponga a Immuni perché “viola la privacy” o perché “poi mi mette agli arresti domiciliari”. Probabilmente la motivazione più profonda, oserei dire ancestrale, che spinge molti a diffidare di Immuni è un rifiuto istintivo a delegare una parte della propria sicurezza a un sistema automatizzato. Preferiscono un sistema “più umano”, basato su un “rapporto personale”, anche sapendo che è più invasivo e meno sicuro.

Non serve a nulla ricordare che tutti i giorni affidiamo la nostra sicurezza a sistemi automatici: treni, aerei, semafori, diagnosi mediche, telecamere intelligenti, centrali elettriche, sistemi d’arma, ecc. Forse la vera differenza fra i sistemi automatici di sicurezza normalmente accettati e Immuni è che i primi agiscono senza avercelo chiesto, mentre Immuni ci chiede una partecipazione attiva, una scelta da fare per migliorare la nostra sicurezza.

E’ più facile fare questa scelta se dietro lo sportello vediamo un essere umano piuttosto che una tastiera. Possiamo anche sapere che quell’essere umano può fare più errori di una macchina, che potrebbe essere meno imparziale di una macchina, che potrebbe addirittura essere un delinquente… Non importa; almeno è un essere umano!

P.S: – Non stiamo parlando di bambini dell’asilo, ma di adulti istruiti, progressisti e collaborativi. I misteri della nostra mente sono sempre più misteriosi…

 

Info su Roberto Ceriani

Roberto Ceriani, classe 1950, laureato in Fisica, dopo molti anni di insegnamento ha vinto il 1° concorso per Dirigente Scolastico e quindi, dopo aver fatto questo nuovo lavoro per alcuni anni, è andato in pensione per raggiunti limiti di età. Interviene spesso su Facebook su problematiche riguardanti il mondo della scuola. “Autore di libri di Fisica per Licei e di numerosi testi di divulgazione informatica. Formatore di insegnanti in Lombardia e nelle regioni del Sud. Ha lavorato 9 anni all’IRRSAE-IRRE Lombardia dove si è occupato di Progetti Europei di formazione docenti e di analisi statistiche di dati internazionali sugli apprendimenti (Progetto OCSE-PISA). Attualmente, per conto dell’Invalsi, si occupa di valutazione delle scuole italiane e, per conto dell’USR Lombardia, è impegnato nelle attività di valutazione dei Dirigenti Scolastici”
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4 risposte a immuni e la paura della tecnologia – di Roberto Ceriani

  1. Daniele Marini scrive:

    Son completamente d'accordo con Roberto, e invito Claudio a non fraintendere le osservazioni su immuni che ho pubblicato. I log che consideravo, mi hanno spiegato, non sono contatti ma solo invii dei dati sulle possibili esposizioni verso il server centrale del sistema. E' vero che la tecnologia bluetooth presenta il rischio di falsi positivi/negativi al momento non quantificabile facilmente. Ma è anche vero che il numero di falsi è sicuramente molto più contenuto delle potenziali esposizioni rilevabili col metodo del ristorante che cita Roberto e quindi più efficace nella ricerca del tracciamento.
    Ho sostenuto fin dall'inizio la necessitù di ricorrere a mezzi moderni invece che limitarsi ai metodi medioevali dell'isolamento, certamente utili, ma molto invasivi della vita sociale ed economica per cui ne faremo le spese nel prossimo futuro.
    Ero molto più favorevole a un metodo di tracciamento che utilizzase diverse tecniche di tracciamento inclusa la geo-localizzazione, e fortemente favorevole a considerare il problema della privacy risolubile con altri mezzi, sempre molto più affidabili dei server che raccolgono cookie quando navighiamo in rete (sapete bene che gli hacker hanno frequentemente forzato server con password e indirizzi di utenti).
    Invito Claudio a installare Immuni, portarsi il cellulare quando esce dall'isola felice in cui vive. Anche un solo utente in più può portare a miglioramenti della tecnica, permettendo di quantificare la percentuale di falsi dovuti alla tecnologia scelta.

    • Claudio Cereda scrive:

      Lo sapete bene che alla fine obbedirò, volevo suscitare un po’ di discussione e ringrazio Daniele Marini per il “parere autorevole” e lo invito a continuare con l’occhio vigile

  2. Lorenzo Baldi scrive:

    Non ho nessuna obiezione a Immuni in quanto tale. Ma non mi sembra che Regione Lombardia abbia detto: se segnali il contatto, ti garantisco l’esito del tampone in 5 giorni. Quindi, prima di rischiare 15-20 gg di lockdown aggiuntivo per aver incrociato un positivo, con mascherina come me (in Lombardia è obbligatoria anche all’aperto)…

  3. Claudio Cereda scrive:

    Non posso dare torto all'amico Roberto Ceriani, sempre in prima linea su queste battaglie di frontiera tra sociologia e tecnologia, ma io sono uno di quelli che non l'hanno istallata.

    Un po' per pigrizia, un po' perché lo smartphone spesso lo dimentico a casa, un po' perché tutto il can can che hanno montato sulla tutela della privacy, conclusasi con la scelta di usare la tecnologia blutooth mi ha dato francamente fastidio.

    Poi mi sono letto le osservazioni esperienziali di Daniele Marini sui falsi positivi connessi a questa tecnologia e poiché mi sposto pochissimo dalla mia grotta di Solaia che sta in un piccolo comune con 0 contagi nonostante una casa di riposo ed infermieri che andavano e venivano da Siena per adesso sto a guardare. Mi dico, pensando ai respoonabili della salute pubblica, avete voluto blandire i somari e avete fatto una via di mezzo in termini di tecnologia di basso livello e di non obbligatorietà. Avete demonizzato il GPS a fare di Blutooth. Tenetevelo.

    Mi è successo qualcosa di analogo a quello che ho provato verso i tatticismi di Renzi. Non me l’ha ordinato il dottore di essere politicamente corretto in ogni occasione. Altri decidono in base a ragionamenti di opportunità. Io non ho paura della tecnologia, e non amo gli sportelli, ma ho paura degli opportunisti.

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