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Volevamo cambiare il mondo – storia di Avanguardia Operaia – recensione — 7 commenti

  1. La notizia dell'uscita del libro su AO mi ha riempito di gioia. La sua lettura mi ha procurato sensazioni diverse, in alcune parti mi ci sono riconosciuto completamente, in altre meno.
    Sperando che altri compagni entrino nel merito per i vari settori di intervento, vorrei segnalare l'assoluta assenza di un minimo cenno al settore primario dove la nostra organizzazione ha svolto un lavoro di altissimo livello sia per elaborazione teorica sia per direzione e partecipazione a momenti di lotta e movimenti nelle campagne.
    Chi era presente al convegno dei CUB al Palalido di Milano nel 1972 forse ricorderà ancora l'entusiasmo con cui è stato accolto l'intervento del compagno del CUB Braccianti di Quagliano.
    Di Enrico Pugliese avete riportato lo stupore dei compagni per il fatto che teneva la bambina mentre la compagna andava alle riunioni. Siccome Enrico Pugliese era il responsabile della Commissione Agricoltura di AO avreste potuto chiedergli qualcosa sul nostro lavoro nelle campagne.
    La Commissione Agricoltura si riuniva a Napoli e ne facevano parte compagni espressione di movimenti da Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia, tra questi Giovanni Mottura e Mino Nardone.
    Dopo la fine di AO il cuore della Commissione è rimasto unito e ha dato vita alla rivista "Agricoltura e Società" fino al 1983.
    Spero che qualora vi sia una seconda edizione possiate chiedere ad Enrico un contributo sull'intervento di AO nel settore primario (che non è secondario)

      • grazie Claudio e grazie Massimo. Speriamo ci sia una seconda edizione in cui inserire le segnalazioni che ci arrivano. Preciso che Enrico Pugliese è stato intervistato e che la sua intervista è disponibile, come tutte le altre, al link indicato alla pagina 12 del libro: nella sua intervista non ci aveva parlato della commissione agricoltura.

  2. Grazie della recensione. Come è stato detto qui sopra, l’importante è che si è sfondato un muro, aprendo una riflessione storiografica e memorialistica, collettiva e pubblica su Avanguardia operaia.
    Riguardo alle mie origini, vorrei tranquillizzarti. Negli anni Sessanta non stavo su Marte. Ho solo passato un anno e mezzo, nel 1968-69 negli Stati Uniti, perché mio padre era ricercatore genetista all’università di Stanford. Ho cominciato lì a manifestare contro la guerra del Vietnam
    Nel 1970, tornato in Italia, sono entrato in Ao a Roma. Se vuoi ti fotografo la tessera e te la invio. Nella nuova sinistra romana ero conosciuto come Paolo Tasso, perché venivo da quel liceo.
    Negli anni Settanta sono stato, tra l’altro, segretario della cellula di Lettere di Ao all’università La Sapienza e, contemporaneamente, caposquadra del servizio d’ordine universitario di Ao romana.
    In Ao sono stato un quadro, kampu mi pare si dicesse in cinese.
    Dirigente nazionale lo sono diventato solo con Democrazia proletaria, quando Alberto Madricardo, che era passato a dirigere la federazione Dp di Venezia mi passò il testimone del lavoro a livello nazionale coi militari democratici.
    Come storico, mi sono laureato nel 1978-79 a Roma, con Renzo De Felice, con la tesi “Gli atteggiamenti del Partito comunista italiano verso le Forze armate nel 1943-45”.
    Ho scritto con altri, un libro sulla strage di Ustica e un altro sulle armi di sterminio e i trattati per controllarle e metterle al bando.

    • caro Paolo, la mia non voleva essere una critica a te ma al fatto, condiviso da molti altri ex dirigenti di AO, che su una questione delicata e con la ferita aperta del caso Ramelli, la trattazione del tema andasse affidata ad una delle persone che, di quell’aspetto delle problematiche di organizzazione, se ne occuparono centralmente.
      In questi anni ho letto testimonianze tra loro contraddittorie. Ne cito una sola: alcuni dicono che dopo l’episodio Ramelli il S.O. venne sciolto. Ciò è in contrasto con le testimonianze rilasciate al processo dalle persone coinvolte e dal fatto che, un anno dopo, ci fu l’episodio di Largo Porto di Classe con il coinvolgimento dei “Comitati Antifascisti” filiazione dell’ex MLS e di nuovo del S.O. di AO.

  3. per ragioni redazionali è rimasto fuori un saggio, originariamente previsto e citato nella sua introduzione da Giovanna Moruzzi, dedicato al movimento dei lavoratori studenti che a Milano giocò un ruolo importantissimo nel reclutamento di operai e nella apertura di nuovi ambiti di intervento organizzato.

    Ciao Claudio, come stai?
    Ma chi è il “colpevole” se lo sai, di ciò?

    • Non conosco i dettagli del lavoro redazionale, ma so che Rino Riva che ci aveva lavorato con impegno … ci è rimasto. Mi si dice che doveva anche esserci una cosa sul Quotidiano a cura di uno dei due curatori, ma poi è saltata. Direi di non fasciarsi la testa, in questo concordo con Giovanna. L’importante è aver aperto una breccia sulla storia di AO e mi auguro che “cento fiori sboccino”

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