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1977-1991: con il PCI fino allo scioglimento — 3 commenti

  1. Claudio, dovresti pubblicare la tua autobiografia in un libro. Sarebbe utile.
    È inevitabile fare paragoni, vista la nostra comune esperienza in Avanguardia operaia. L’esperienza personale conta.
    Nel 1968 sono uno studente delle medie superiori alla Menlo Atherton High School. Un sophmore. Mio padre Vincenzo (1929-2017) fa il ricercatore all’università di Stanford, vicino a San Francisco, stato della California, Stati Uniti d’America. Medico genetista, immunologo. Mia madre Bruna (1932-2023) lavora nel suo laboratorio. Una sorella e un fratello, più giovani di me, fanno l’esperienza americana. L’intera famiglia in trasferta.
    Faccio le manifestazioni contro la guerra in Vietnam. Prendo le botte dalla polizia. Conosco il gas lacrimogeno, quello vomitante, i cani mollati contro i manifestanti, gli elicotteri che ti volano sopra. Lotta dura vuol dire organizzare e praticare la diserzione dal servizio militare. Una lotta che si fa, in parte in clandestinità. La via della libertà arrivava in Canada e di lì in Europa. A scuola c’erano i radical chic, che non volevano compromettersi la futura carriera e fumavano solo marijuana. Io mi scoprii di un’altra ‘razza’, quella che avrebbe disertato e che usava anche le droghe pesanti.
    Torno in Italia e vengo accolto, a Roma, dalla strage di Piazza Fontana a Milano. Sono anarchico, ma gli anarchici sono troppo disorganizzati e infiltrati da neofascisti e polizia. Passo ad Avanguardia operaia: facoltà scientifiche, leninismo, organizzazione, antifascismo e “l’unica speranza sta nei prolet” come dice Winston nel 1984 di George Orwell.
    Oltre alla rivista mensile di Ao, leggo regolarmente la Monthly Review di Baran e Sweezy e Giovane critica di Mughini.
    La trilogia di Berlinguer sugli insegnamenti del golpe cileno, del 1973 segna una svolta. Anche Berlinguer è convinto che le cose potrebbero finire male, con un golpe militare. Da lì, la necessità di un largo fronte antifascista, di “un nuovo grande compromesso storico”, come nella Resistenza. Berlinguer abbraccia la Dc. Dovrebbe essere un abbraccio a tre: comunisti, democristiani, socialisti. Ma i socialisti scompaiono e diventa subito un abbraccio a due: il Settanta per cento dell’elettorato. A me capita, nel 1975-76, di andare a sostenere i movimenti dei militari democratici nelle caserme. “A me capita”, si fa per dire. Ao, il partito chiede di spostarsi e il compagno Miggiano – il quadro, kampu in cinese – obbedisce. Obbedisce e deve inventarsi una linea, perché – a parte copiare l’esperienza dell’armata rossa sovietica – la sinistra europea non ha cultura sulle Forze armate. Un esempio fra tanti, l’Armee Nouvelle del socialista Jean Jaurès neanche è stata tradotta in italiano. Quindi il gruppo di sociologia militare diretto da Franco Ferrarotti. Quindi la corrente degli storici militari democratici, fondata da Piero Pieri e continuata da Giorgio Rochat e altri. Quindi anche il recupero della dimensione nazionale fatto da Luigi Longo e Pietro Secchia. E mi fermo qua che sto scrivendo un pezzo della mia autobiografia e invece devo andare al mare a fare un bagno.

    • ma comunque, fare della autobiografia in modo serio, fa bene a se stessi. Io sono alla III edizione e, al di là del limare e migliorare, vengono fuori nuovi ricordi, nuove precisazioni e mi confronto con la memoria, la mia e quella della società che dimentica, rimuove … Una nota di colore, quando ho scritto per Politica Comunista il saggio sul lavoro politico nelle forze armate, anche io ho scoperto l’esitenza dellla Armeè Nouvelle di Jean Jaureès e me lo sono letto in francese. Da qualche parte negli scatoloni in garage deklla casa di Villasanta (MB) c’è ancora.

  2. Caro Claudio dici che gli elettori sono più pratici. Secondo me votano sempre chi promette tante cose. Ho fatto tante campagne elettorali: 5 per il consiglio comunale di Monza e sono stato eletto 3 volte con DP, Rifondazione e i DS.
    Con DP mi sono dimesso, con Rifondazione ho fatto un mandato e la secondo volta non mi hanno votato perché troppo unitario, con i DS quando mi sono ripresentato la secoda volta la lista era diventata ULIVO e sono stato trombato perché ho sempre detto ciò che non mi andava.
    In conclusione ho visto troppi silenti e ubbidienti votati ,ma anche chi prometteva mare e monti votato senza poi mantenere.
    Morale: oggi è peggio di ieri votano chi promette, e vincono gli ubbidienti e non i capaci. E' per questo che abbiamo una classe politica molto scarsa. Ho conosciuto giganti con la 5 elementare mentre oggi non vedo più giganti ma il loro opposto .

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